Artisti artigiani e startupper “separati in casa”.

Scene da fotoricordo?

Un tavolo da lavoro invaso da scatole, attrezzi e boccetti, utensili appesi ovunque tra segatura, polvere e qualche ragnatela : questi sono i dettagli di una foto che rimanda nostalgicamente ad un mondo in via d’estinzione o sono solo le tracce di un hobby? Nessuna preoccupazione estetica per gli spazi intorno – quella che più ossessiona gli esteti dei social – può scomporre Francesco: lui si presenta tale e quale è, da solo, con le sue cose, i suoi attrezzi ed i prodotti delle sue mani.

Pensionato di Casina, piccolo Comune dell’Appennino Reggiano, Francesco è un signore con occhi brillanti e curiosi: non va al bar per passare le giornate in cui non sa cosa fare; lui è un uomo sempre indaffarato, dentro al suo laboratorio-casa. Perché lui con le mani sa ‘fare’: sa lavorare il legno, sa costruire tavoli, madie e altre utensilerie, sa recuperare telai per la tessitura, rimettere a nuovo antichi orologi rottamati e tanto altro ancora. Insomma Francesco non sa proprio stare fermo. Da solo è riuscito a ripristinare un antico orologio a sei ore.

Francesco incarna bene l’immagine di un’età – quella della pensione – che non necessariamente deve essere inattiva, ma che anzi può regalare le grandi soddisfazioni del “saper fare” . Quello che lui produce con le mani, grazie alla lentezza del tempo a sua disposizione, gli permette lunghe pause di riflessione e di immaginazione. Ha cioè dalla sua quei tempi lenti che ai più giovani, per rispetto degli standard di produttività aziendale ed alla velocità tecnologica, sono oggi negati.

La manualità, che uomini come Francesco possiedono, non è solo un tratto distintivo delle persone speciali – quelle di un’altra generazione che si è dovuta saper sempre arrangiare – ma è anche una medicina naturale di benessere personale e di longevità. E i nipoti che stanno a guardare non possono che trarne a loro volta grande beneficio, anche solo imparando questo sapere a lungo ingiustamente bistrattato.

Il saper fare delle mani

La postazione di lavoro del restauratore AldoDa un’altra parte Aldo, restauratore cinquantenne, che ancora oggi, ogni giorno, da più di 30 anni, lavora con le mani, se anche non avesse interessi o hobby, detiene un patrimonio di tali capacità che lo mette in grado, in qualsiasi circostanza, di riuscire sempre a realizzare cose bellissime e di fare quello che vuole. Così, tra le sue occupazioni, nel tempo libero, c’è stata la produzione di quadri particolari,

ad imitazione inconsapevole del più famoso Mimmo Rotella, la costruzione di modellini piccolissimi e dettagliatissimi, e, non da ultima, la capacità di riuscire a riparare e manutenzionare qualsiasi cosa.

Modellino Aldo

Modellino Aldo

Eppure parlare di queste attività trascina sempre con sè una sorta di connotazione nostalgico-sentimentale, da vecchia generazione insofferente alle novità.

Succede fuori dall’Italia

Ma allora perché istituzioni come il Craft Council in Inghiterra stanno spendendosi tanto ed altrettanto stanno investendo per favorire il recupero della manualità tra le giovani generazioni?

make-a-job-asset-6Per quale ragione hanno avviato un progetto, “Inspiring the future”, attraverso il quale reclutando volontari, artigiani, professionisti, vogliono portare una testimonianza diretta del loro lavoro alle giovani generazioni affinchè capiscano che le attività manuali possono condurre ad una vita professionale gratificante? affinchè recepiscano i valori e la bellezza del fare a mano? Nel 2016 organizzeranno una serie di eventi con gruppi di makers per incontrare i ragazzi e fare networking (ad oggi sono registrati circa 9.000 insegnanti e 25.000 volontari).

Ciò facilita lo scambio intergenerazionale: gli uni portando la testimonianza delle stampanti 3D e delle nuove tecnologie, gli altri, dimostrando come le abilità si acquisiscano con il tempo e l’esperienza nel lavoro pratico.

Street job da sturtupper

In una società in cui il valore di scambio è diventato l’informazione, anzi, la comunicazione, il contenuto è diventato una componente più sfilacciata e ripartita a beneficio degli argomenti (ashtag) più popolari. Ma il reale contenuto, se ridotto a veloci pillole informative, può in questo modo sfuggire facilmente. Un esempio: si parla con palese entusiasmo dello street food che altro non è che la riproposizione dei vecchi mestieri ambulanti come il gelataio o il venditore di frittelle, o la merciaia, o il venditore di stoffe, o l’arrotino dei primi del ‘900.

La merciaia col tipico carrettino - foto del libro Di casa in casa. I vecchi mestieri ambulanti

La merciaia col tipico carrettino – foto del libro Di casa in casa. I vecchi mestieri ambulanti

Mestieri vecchissimi, come quelli del commerciante-artigiano nomade, che oggi sono accolti col grande entusiasmo delle novità folkloristiche e divertenti da fuori, ma che nella realtà nascondono una vita faticosissima, di sacrificio, di freddo-caldo stagionali che non concededono tregua, e di lavoro duro. Di cui nessuno parla.  Ma allora la stessa dignità l’hanno anche i vecchi mestieri manuali, anche se le giovani generazioni non sono motivate ad intraprenderli.

Succede in Italia

Mestieri duri, di cui, se se ne legge la storia, esisteva nel passato una scuola di pratica e di graduale apprendistato. Oggi non se ne parla. Solo alcune regioni – poche (Toscana, Marche e Lombardia, in primis) – promuovono l’artigianato artistico. La Toscana per esempio di recente, con l’osservatorio OMA e la Fondazione Cologni dei mestieri d’arte, grazie al sostegno di banche e fondazioni di origine bancaria, ha creato il sito “Su misura” che si affianca al sito “scuole dei mestieri d’arte” promosso dalla Fondazione Cologni.

Mi chiedo: oltre alla partecipazione di fondazioni bancarie, che possono finanziarie progetti di tale natura e dalla significativa portata culturale, esiste anche un disegno politico per cui certe regioni sono identificate come soggetti protagonisti di produzioni artistiche di tradizione ed altre invece, come l’Emilia Romagna, o la Sardegna o piuttosto la Liguria, il Friuli, ecc., relegate e promosse solo per altre tipologie di produzioni che qualcun altro ha stabilito essere trainanti nell’attualità dei mercati, come la meccatronica, per dirne una? Non è l’artigianato artistico un valore nazionale diffuso e tipico dell’Italia tutta, da tutelare, studiare, promuovere e difendere in tutta la nazione, anche a prescindere da quelli che sono i settori attualmente trainanti? A prescindere cioè dai numeri di fatturato? Sarebbe come dire che la storia e l’italiano oggi non si devono più studiare perché l’Information Technology funziona di più nell’eldorado delle startup e all’Italia quindi servirebbero soprattutto ingegneri. Eppure nei bacini di patrimonio culturale, creati anche solo a scopo di pura liberalità (così come è per la regione Toscana) risiedono i fermenti per fruttare nuove attività: per nuove scuole dedicate (Alma Scuola ne è un esempio di eccellenza per la cucina), per docenti, per il turismo, il commercio e tutte le persone che vi si potrebbero dedicare professionalmente, grazie ad una rete che parte dalle Istituzioni.

Oscar Wilde ribatterebbe che “non c’è niente di più importante del superfluo” .

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Venditore ambulante di costumi sulle spiagge della Sardegna

La scuola delle favole, il suo maestro-artigiano e il corso di stop motion.

Il portone d’accesso.

“Non aprite quella porta” titolava una serie di film horror. A dispetto del titolo cinematografico, non è detto che dietro un uscio si nascondano sempre realtà scomode. Anzi, lo sguardo sullo spaventoso/inguardabile può rivelarne lati nascosti e renderci anche gli unici custodi di quel segreto.

portone d'ingresso di Palazzo Compagnoni Marefoschi- Macerata

portone d’ingresso di Palazzo Compagnoni Marefoschi- Macerata

Dietro questo portone, in via Don Minzoni, a Macerata, nello storico Palazzo Compagnoni Marefoschi, c’è un’antico scalone in pietra dal quale si arriva al primo piano, in una delle più famose scuole di Illustrazione d’Italia. Già il nome è l’anticipazione di un programma: Ars in Fabula alias la Fabbrica delle Favole.

Guai piuttosto a non aprirla quella porta! Chi entra in uno dei corsi di questa scuola – i cui ambienti sono un invito ad iscriversi – è senz’altro una persona dotata di creatività, immaginazione, mano sicura e senso estetico: gli ingredienti base di chi sa disegnare, anzi, creare.

La scuola: la fabbrica delle favole.

Primo piano, pianerottolo ingresso Ars in Fabula - Palazzo Compagnoni Marefoschi- Macerata-

Primo piano, pianerottolo ingresso Ars in Fabula – Palazzo Compagnoni Marefoschi- Macerata-

Ars in Fabula è una scuola di illustrazione specializzata nell’editoria per ragazzi. Come già detto, il talento da solo non basta: la scuola specializzata, coi suoi maestri esperti, può insegnare tecnica, competenze organizzative, gestionali e narrative. Quanto serve per fare il mestiere. Qui insegnano illustratori professionisti di livello internazionale, e qui ha luogo uno degli unici master accademici riconosciuti dal MIUR in illustrazione editoriale. Un master-lavoro durante il quale ogni allievo si dedica ad un progetto-libro assegnato dagli editori in partnership con la scuola. Il master si conclude con l’eventuale pubblicazione del libro realizzato, siglando un contratto con l’editore committente.

Durante l’estate, Ars in Fabula si trasforma in Summer School e propone corsi di basic design e di visual style.

Ma quello che vorrei raccontare qui è il corso di Stop Motion: un corso di tecniche base di animazione, della durata di una settimana, condotto dall’artista-regista Stefano Bessoni .

La stop motion.

Cos’è la stop motion? A detta del suo stesso massimo esperto nazionale, nonché insegnante, Stefano Bessoni, la stop motion ha a che fare con i laboratori di artigiani-alchimisti che, grazie soprattutto al successo delle produzioni del regista Tim Burton, negli ultimi anni hanno avuto la possibilità di uscire alla ribalta, fuori dagli “scantinati” dove inventavano i loro pupazzi e le loro storie.

La stop motionè una tecnica cinematografica di animazione caratterizzata dalla possibilità di scattare fotogrammi singoli, uno alla volta (…) che, rivisti alla giusta velocità di scorrimento, permetteranno il movimento del soggetto inquadrato, creando la fantastica illusione di aver preso vita” (dal libro “Stop Motion – La fabbrica delle meraviglie” di S. Bessoni).

I film che l’hanno portata alla ribalta negli ultimi anni sono Box Trolls, Frankenweenie, Coraline, Nightmare before Christmas, Wallace and Gromit: la maledizione del coniglio mannaro, e Paranorman. Tutti film di animazione che piacciono anche agli adulti amanti del genere.

Stefano Bessoni - foto Ars in Fabula - luglio 2015

Stefano Bessoni – foto Ars in Fabula – luglio 2015

E’ a  Luglio che ad Ars in Fabula Summer School, si tiene il corso di stop motion. Stefano Bessoni, oltre ad essere artista e regista è anche un famoso illustratore. Famosi i suoi recenti libri  Pinocchio o Alice sotto terra. I suoi personaggi sono amatissimi perchè rappresentano figure non imbellettate non ammiccanti. Anzi, sono piuttosto figure dissacratorie, che aiutano ad esorcizzare le paure. Personaggi ossuti, spesso simili a morti viventi, persi in questo mondo difficile e complicato, coi loro occhi sbarrati, dalle coloratissime apparenze, vividi, con quell’aria così sognante, sempre alla ricerca di qualcosa di più bello.

Sognatore – nel senso più immaginativo e creativo del termine – è anche lui. Una persona che spicca per modestia e capacità di mettersi al pari dei suoi allievi, e per saper ricreare per loro, in aula, un’atmosfera divertente. Tutto quello che di solito manca a scuola o al lavoro.

I ragazzi incontrati qui al corso provengono dall’ accademia di belle arti o comunque, quando non arrivano dal mondo del disegno, hanno per esso una passione speciale. E tutti conservano quella faccia da bambino che guarda al mondo con lo stupore un po’ “infantile” di chi sembra sempre alla scoperta di tutto.

Le tappe del lavoro.

Prima di procedere con l’animazione – l’essenza della stop motion – è necessario creare il proprio burattino che rappresenta la materia prima del lavoro filmico.

Partendo dalla progettazione su carta del proprio personaggio, se ne verifica la fattibilità e la nebulosa di idee che ribolle nel cervello verrà così finalmente tradotta in un oggetto definitivo e concreto.

Quindi si procede con la realizzazione dello scheletro, la base su cui costruire il corpo del soggetto. I materiali disponibili sono diversi e variano anche in relazione ai volumi ed alla parte da realizzare: si valuterà l’ espressione da attribuire al viso, alla bocca e agli occhi, la mimica delle mani e degli arti  Infine, bisognerà dipingere il corpo e il viso e cucire gli abiti che il burattino indosserà.

Pronti per “animare”.

Attraverso l’abilità delle mani e la conoscenza dei materiali utilizzabili si potrà trasferire l’ idea del personaggio nel pupazzo finale restituendo al mondo quello che prima si era solo immaginato.

Se all’immaginazione non corrisponde tecnica, pratica e consapevolezza, il lavoro sarà sicuramente molto più complesso.

There’s something magical -almost alchemical- in the Stop Motion Animation world: the animation can give a chance to a concept which at the beginning exists just in the animator’s mind. After a tiring and long work that precise concept becomes concrete and real as a puppet. And then it can take its own ransom moving and becoming alive.

When I saw Ada moving on the screen for few seconds I felt all the magic behind this crazy process. All my tiredness was repaid with satisfaction and happiness.”

Così Laura, illustratrice per bambini e allieva al corso di luglio, nel suo blog a fine corso.

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al pc per l’animazione – Corso di Stop Motion con S. Bessoni – Summer School Ars in Fabula – Macerata – Luglio 2015

Carmen, una ragazza che nel lavoro si occupa di grafica, mi ha riferito che tutti hanno molto apprezzato il corso di stop motion soprattutto perché si è appresa una tecnica. Rientrati a casa si potrà sperimentarla e cominciare fin da subito a realizzare qualcosa. Imparare a FARE: questo è l’aspetto più apprezzato.

Ma ancora: il corso è stato un successo perché stimolante – “ti fa venire voglia di provare e di continuare ad apprendere altri segreti della tecnica” mi dice Carmen – e “ci ha dato l’opportunità di incontrare persone interessanti con cui confrontarsi”. E soprattutto “l’aula è stata uno spazio non competitivo“, un luogo giocoso di apprendimento e di divertimento insieme. Quello che servirebbe sempre.

Le magie che accadono.

Una magia che comincia dal portone fin nell’ingresso della scuola e prosegue col suo maestro e i risultati del corso.

un progetto di Mattia per il corso di Stop Motion - Summer School Ars in Fabula - Macerata - Luglio 2015

un progetto di Mattia per il corso di Stop Motion – Summer School Ars in Fabula – Macerata – Luglio 2015

Ma la magia non consiste solo nell’alchimia del movimento del burattino. Quando con le proprie mani si riesce a svelare nell’oggetto creato la propria natura, ci si rivela nella propria essenza di artefice.  La relazione tra ciò che appare dell’individuo creatore e ciò che è realmente, si chiarisce al mondo.

Timidi, o a disagio, incompresi o anche disabili (l’Atelier dell’errore è emblematico al riguardo), tutti hanno un talento. E’ fortunato chi ha doti spiccate e méntori al proprio fianco perchè riuscirà a spianarsi la strada prima ed a crescere presto per  “volare” lontano.

Tuttavia spesso queste sono porte che non sempre è conveniente nè facile aprire, perchè faticose e impegnative. Solo gli insegnanti, i genitori, gli amici, possono sollecitare gli spiriti creativi nei loro talenti. Possono spendersi per seminare le loro conoscenze ed i loro stimoli e vederli poi ricrescere rinfrescati nelle persone che hanno un talento. Questa è la creazione più importante che potranno compiere, per sè, per gli altri e per tutti.

Abbiamo bisogno di liberare energie creative senza temerne la forza, senza dover pensare se daranno un lavoro o meno, perché è dalle nuove idee che nascono nuove opportunità.

pupazzo realizzato al corso di Stop Motion con S. Bessoni - Summer School Ars in Fabula - Macerata - Luglio 2015

pupazzo realizzato al corso di Stop Motion con S. Bessoni – Summer School Ars in Fabula – Macerata – Luglio 2015

(P.S.: qui il video del lavoro di Box Trolls)

L’archivio del saper fare della moda

La Moda utile.

dalla mostra Il Gusto della Contaminazione - Modena 28 maggio-19 luglio 2015- Cappello Fiori e Frutta

dalla mostra Il Gusto della Contaminazione – Modena 28 maggio-19 luglio 2015- Cappello Fiori e Frutta

La moda è per le donne – ma non solo – un mondo ricco di fascino e insieme uno strumento per la propria bellezza e il proprio charme. Un mondo identificato spesso come “effimero”,  fatto dei sogni del protagonismo estetico di ognuno . Gli anni ‘80-2000 rappresenteranno l’ apoteosi del fashion system e insieme la celebrazione di “dandismo ” e “yuppismo” nei costumi. Forse quel periodo non sarà neppure più replicabile, tuttavia, il mondo della moda ha rappresentato – qui in Emilia, in particolare – una importante fonte di attività per molte donne, e uomini. Inoltre è il contenitore di gusto e cultura di un periodo, la storia di noi tutti attraverso i segni e i simboli di un’epoca. Ma oggi è anche un’altra storia…

La Moda alle origini…

Quando dal secondo dopoguerra le opportunità ed i bisogni da soddisfare si sono resi più urgenti, la gente dell’Emilia – Romagna, terra di contadini e botteghe artigiane, ha riposto ad essi tempestivamente con l’intraprendenza e la laboriosità che la caratterizzano.

addetta alle riparazioni presso Modateca Deanna

addetta alle riparazioni presso Modateca Deanna

Grazie alla moda anche le donne, impegnate tra famiglia e casa, hanno potuto dedicarsi ad una “produzione manifatturiera” senza dover sacrificare per questo gli impegni domestici e contribuendo così all’ economia familiare attraverso le proprie mani ed una macchina da cucire collocata nella cucina, tra i fornelli. Si fa risalire l’origine dell’organizzazione del lavoro di queste singole sartine, camiciaie e magliaie all’ arte del truciolo, che diffonde in Emilia la cultura dei “gruppisti”, cioè di coloro che tenevano le fila dei diversi artigiani lavoranti al proprio domicilio. Da lì il passo è stato breve verso il consolidamento negli anni ’50-’60 della lavorazione meccanica della maglieria che porrà le basi del distretto tessile di Carpi e della Romagna. Qui avrà sede la produzione di eccellenza della maglia nella moda Made in Italy.

macchine lavorazione maglia - archivio Modateca Deanna

macchine lavorazione maglia – archivio Modateca Deanna

Sono già gli anni ’70, quelli in cui le produzioni diversificate e differenziate per uso, stile di vita, età e condizione economica prefigureranno nuove professionalità come quelle di modellista, stilista, responsabili di prodotto, per citarne solo alcune. Senza dimenticare il ruolo delle tante imprenditrici del settore.

Il libro “Donne nella moda” racconta le storie vere di alcune delle protagoniste del settore in provincia di Reggio Emilia: sono storie reali, seppur romanzate – come succede quando si riannodano i fili dei ricordi – ma sono storie che ci interpellano sul futuro. Anche perché alcune di queste rappresentano un momento definitivamente concluso (Maska, per esempio o Mariella Burani, importanti aziende locali entrambe fallite).

La Moda secondo Miss Deanna

Deanna Ferretti Veroni - archivio foto Modateca Deanna

Deanna Ferretti Veroni – archivio foto Modateca Deanna

La storia di Deanna Ferretti Veroni, titolare dell’azienda Miss Deanna, è diversa da tutte le altre. Anche lei ha iniziato negli anni ’60, finite le scuole commerciali, cominciando con intraprendenza, volontà e senz’altro anche quel po’di fortuna che serve non lasciarsi sfuggire. Così appare nel suo racconto. Ma quello che più colpisce, e che la differenzia da tutte le altre protagoniste, è – oltre alla sua sensibilità artistica – il fatto che lei sia riuscita a cogliere nella collaborazione con i “giovani d’oggi” (stilisti soprattutto) un’opportunità che potremmo chiamare “intergenerazionale”. Il professionista maturo lavorando in sinergia col giovane designer creativo riesce a sperimentare nuove alternative di produzione, innovando. Altre donne, forse perché in ruoli diversi, forse perché non sempre imprenditrici, nel libro sono più “autoreferenziali”.  Spesso si soffermano a rimarcare soprattutto la loro forte dedizione al mestiere ed a contrapporsi alle generazioni attuali, reputate così diverse nei loro ideali di autoaffermazione. Un cliché che non tiene conto della profonda differenza tra ieri e oggi.

Modateca prima e poi

24/11/2008 - San Martino in Rio - Italia - Nuovi spazi e nuova disposizione dei capi del Centro Internazionale Documentazione Moda MODATECA DEANNA. Autunno/Inverno 2008 - Photo Stefania IEMMI

24/11/2008 – San Martino in Rio – Italia – Nuovi spazi e nuova disposizione dei capi del Centro Internazionale Documentazione Moda MODATECA DEANNA. Autunno/Inverno 2008 – Photo Stefania IEMMI

Miss Deanna nasce come azienda produttrice di maglieria nel 1970 scommettendo sulla collaborazione con l’allora giovane stilista Kenzo. Nel 2002 viene ceduta al Gruppo Armani e nel 2014 viene trasferita definitivamente a Baggiovara di Modena.

Cosa rimane di quel passaggio che non è solo generazionale ma anche strutturale, visto che Miss Deanna non esiste più?

Rimane un archivio ricchissimo con più di 50.000 capi creati da stilisti famosi – da Kenzo a Giorgio Armani e Krizia, da Martin Margiela a Neil Barret e Lawrence Steele, inclusi capi reperiti da altri marchi come Mariella Burani che hanno fatto la storia della moda, ed i capi qui archiviati dagli stessi stilisti che vi depositano le loro collezioni storiche. Non ci sono solo abiti preziosi che danno testimonianza dell’ideazione dei creativi, ma anche un compendio delle lavorazioni tecniche e dei materiali utilizzati e dai quali risalire alle lavorazioni e produzioni del passato. Un archivio appunto del saper fare. Accanto a questi capi sono disponibili gli accessori, i filati, i telini prova, i campionari di tessuti. E ancora, le riviste d’epoca di moda, i libri, le foto, la documentazione delle immagini di sfilate e tutto quello che può testimoniare lo stile fashion di un periodo

Sonia Veroni - archivio Modateca Deanna

Sonia Veroni – archivio Modateca Deanna

Nel 2004 così, all’interno di alcuni spazi del maglificio Miss Deanna, prenderà sede Modateca Deanna. Il progetto è innovativo ed alla sua ideazione provvede Sonia Veroni, figlia della fondatrice Deanna, e richiamata dagli USA in Italia per consentire una nuova vita al patrimonio di prodotti rimasto all’azienda.

Oggi questo patrimonio viene messo a disposizione degli uffici stile, dei professionisti e delle scuole (come il Naba o l’Università del design di Milano) per essere consultati, studiati e ripensati attraverso servizi di didattica, ricerca on site e ricerca personalizzata. Ma non solo: Sonia collabora come curatrice alla realizzazione di varie mostre di cui l’ultima qui a Modena.

A Modateca funzionano un archivio campionario, con le linee di maglieria di Miss Deanna dal 1960 al 2004 e costituito dagli oltre 10.000 capi; un archivio vintage, di 40.000 capi attraverso i quali è possibile seguire il trend dello stile dai primi del ‘900 fino ai giorni nostri; un archivio tecnico, utile per studiare le varie tecniche di costruzione dei capi e il loro diverso confezionamento nel tempo in relazione alle tendenze; la biblioteca, con più di 3.000 volumi di soggetti ed epoche diverse e l’ emeroteca, con oltre 20.000 numeri tra le più famose testate a livello internazionale, dai primi del ‘900 ad oggi e reportage delle sfilate di Pret-à-Porter ed Alta Moda di  New York, Londra, Milano, Parigi.

Il materiale è una ricca fonte di ispirazione creativa e produttiva a disposizione del pubblico specializzato del settore.

Sonia è entrata nel 2013 ed ha impiegato due anni, fino al 2015, per organizzare Modateca così come lei la concepiva. Oggi l’esposizione cambia e viene integrata, in un continuo aggiornamento ogni 6 mesi.

Il futuro e le sue geografie creative

Mostra anni '80 Modena, maggio 2014

Mostra anni ’80 Modena, maggio 2014 – Archivio foto Modateca Deanna

Questo esperimento testimonia la geniale evoluzione di un’attività familiare che può ben essere presa a paradigma di come la tradizione può evolvere in modo creativo, pur a fronte della crisi del settore, trasformandosi addirittura in un ulteriore successo. E’ la dimostrazione ancora che dalla cultura del lavoro del passato si possono recuperare ed aggiornare gli spunti per produrre innovazione. Se la tendenza che manifestano oggi gli Stati Uniti, passati da un’economia manifatturiera ad una fondata sulla conoscenza e sull’innovazione, è paradigmatica per l’evoluzione futura dell’economia italiana, questo esempio incarna quell’idea in modo “italiano”.

Moretti ben sintetizza il fenomeno scrivendo che:

il fattore produttivo essenziale sono le persone: sono loro a sformare nuove idee (….) quindi non il capitale fisico , o qualche materia prima, ma la creatività, (….) e l’ecosistema produttivo in cui è inserita (la città e l’ambiente)” (da La nuova geografia del lavoro).

La mostra La mostra “Il Gusto della Contaminazione” a Modena, curata in collaborazione da Sonia Veroni e Pietro Cantore, e visitabile dal 28 maggio al 19 luglio 2015, è un esempio tangibile di tutto questo.

Trasversalità, creatività e nessun indugio a rompere confini fino a poco fa temuti – come quelli tra cibo, vestire e arte-  rappresentati in questa mostra, stimolano nuove possibilità.
Per nuovi lavori, nuove imprese e per ripensarsi.

Senza racconti di parole lascio alle foto il compito di fare da guida al racconto e da sintesi finale.
Buona visione e buoni pensieri creativi a tutti!

* un grazie speciale a Sonia Veroni, titolare di Modateca, che mi ha accolta ed accompagnata attraverso la storia di Modateca Deanna e nella lettura della mostra di Modena, Il Gusto della Contaminazione.

Grazie anche alla sua assistente personale, Jessica Carlini ed a Moira che mi hanno accolte e aiutata nella mia visita reale agli archivi e biblio-fotografica, con pazienza.