Creatività e creativi al Salone del Libro per Ragazzi

2010-12-07 09.11.36All’età di 5 anni sono stata sorpresa dai miei genitori – che a loro volta hanno sorpreso me con una sonora “ripassata” sul mio fondo schiena – mentre completavo sulle tre pareti libere di una stanza-ripostiglio di tre metri per due, il disegno di alcuni buffi personaggi in dimensioni reali (cioè all’epoca grandi quanto me). Lo shock per le sculacciate lo ricordo ancora perché da allora non ho più manifestato desideri di esprimermi “artisticamente” nel resto della casa. Le mie velleità illustrative da quel momento in poi sono precipitate drasticamente, mentre fiorivano in me spontanee domande sull’ingiustizia del mondo verso la “libera espressione dello spirito”.

Ma questa è un’altra storia, perché quella della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna è un momento recente, anzi talmente vicino che non si è ancora chiuso, visto che questo fine settimana continuerà con il week end dei giovani lettori che comincia da oggi, venerdì 8 aprile,  fino a domenica 10, con mostre, incontri e laboratori.

Le cifre dell’editoria per ragazzi.

Detta in altro modo, la Bologna Children’s Book Fair è una fiera che, dietro l’immagine fantastica che propone agli adulti – i genitori – ed ai bambini e ragazzi a cui si rivolge, rivela cifre da vera e propria industria della creatività. I dati rilasciati da AIE (associazione italiana editori ) fotografano un settore – quello dell’editoria per ragazzi e bambini –  che nel 2015 è cresciuto del +7,9% con un fatturato che ha raggiunto i 182milioni di euro (nei canali trade, esclusa la GdO; dati Nielsen per AIE);  sono invece 219,7milioni gli euro (+ 5,3% rispetto all’anno scorso) valutati secondo le stime dell’Ufficio studi AIE considerando tutti gli altri canali (toy center, uffici postali, fiere e saloni, GdO, ecc). Ad esso va aggiunto il fatturato derivante dalla vendita dei diritti di libri per bambini e ragazzi che è arrivata infatti a coprire oltre un terzo dell’export complessivo dell’editoria italiana (il 35,6% per la precisione): oggi ne esportiamo 2140, quando solo nel 2001 erano 486 (Ufficio studi AIE per ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane). Dal nostro piccolo osservatorio di genitori, zii, nonni o anche solo amici, ogni famiglia spende annualmente in libri per bambini di 0-14 anni circa 25 euro, ma arriva a spendere fino ad 85 euro per i bambini lettori, nella fascia dei 6-14 anni.

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Il popolo dei creativi: gli illustratori.

Ma quello che mi è capitato di vedere, nel rapido tour in fiera per accompagnare una persona a me cara, è stato un mondo di ragazzi che si aggirava tra gli stand per presentarsi, incontrare persone, instaurare relazioni e magari raccogliere anche idee. Chi sono? Sono gli illustratori ed i narratori – o aspiranti tali – dei libri che compriamo per i bambini. Ad oggi i dati parlano di 273 autori italiani e di 252 illustratori che scrivono e lavorano abitualmente a libri per ragazzi (2016; Fonte: Annuario Andersen). Sono cifre che hanno come proprio contesto di riferimento una popolazione di 8.383.122 bambini tra gli 0-14 anni, e di 5.159.556 bambini lettori di 6-14 anni.

 

IMGP3576Le fiere si sa sono utili soprattutto per le relazioni, per riallacciare o conoscere persone del settore. Io, che al settore non appartengo se non in modo indiretto, in fiera ho potuto rincontrare una ragazza che sta completando il suo percorso di formazione come illustratrice. Parlare con lei mi ha permesso di rendermi conto di quanto la professione, nel back stage, sia davvero durissima. Corsi, scuola, master, chini sulle tavole anche 9-14 ore al giorno nell’attesa di poterle presentare all’art director della propria casa editrice (che è già una fortuna avere), sperando che nulla vada storto e che si possa arrivare ad una rapida intesa reciproca sull’esito finale della propria “produzione”.  Attese, aspettative, sogni, notti insonni, paure, incertezze, ansie, tempo-libero-poco, traslochi ovunque, invasioni periodiche di materiale di lavoro nel proprio privato inseistente, e così via.

E parliamo di ragazzi e ragazze dai 20 anni in su, che investono i propri soldi  ( certo sempre pochi se non sono alimentati anche da altre fonti ) per formarsi ad una professione che richiede idealmente grande creatività ma che necessita più prosaicamente di una grande disciplina personale, di capacità organizzativa e di una importante “scorza professionale” per la gestione dei suoi esiti (sia negativi che positivi).

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Ma in soldoni qual è la percentuale di guadagno per un autore di album illustrati?

Stando alle indicazioni di Davide Calì riportate dal blog “Robadadisegnatori” il contratto standard prevede il 10% sul prezzo di copertina per l’autore, al lordo delle tasse. Se gli autori sono due – scrittore e illustratore – il compenso normalmente è diviso metà per ciascuno, quindi la percentuale diventa il 5%. Il guadagno dipende poi dal prezzo di copertina e dalle copie vendute e per valutare la cifra realizzabile si deve partire dalla tiratura, che cambia da paese a paese. In Italia le tirature per gli album dovrebbero essere sulle 1000 copie, mentre in Francia e Germania, intorno alle 4000-5000, in Spagna forse 2000, e così via. Su un prezzo medio di 15 euro, con 1000 copie vendute, il ricavo per l’autore è di 1500 euro lordi, da ripartirsi tra autore e illustratore se entrambi hanno collaborato al lavoro. Per i libri tradotti in altre lingue e su ogni genere di adattamento o riduzione, cartacea o multimediale come dvd, cinema, tv, ipad – il contratto standard prevede il 50% per l’editore e il 50% da dividere tra gli autori (25%+25%). Mentre la cessione di un libro per l’edizione estera, in relazione al paese che compra, al cambio delle monete, al numero di copie che si stamperanno e al loro prezzo di copertina, si aggira dai 600 a 3000 euro; quindi il singolo autore, che percepisce il 25%, ricaverà dai 150 ai 750 euro lordi. Le royalties invece sono liquidate una volta l’anno e vengono calcolate sui libri venduti nel corso dell’anno solare precedente. “Tra una cosa e l’altra passa un anno prima di sapere come sono andate le vendite e prima di ricevere le royalties. Nel frattempo bisogna fare dell’altro.

In buona sostanza pare – a quanto riferisce Calì – che difficilmente si riesca a vivere di soli libri e tantomeno di albi illustrati, anche se le situazioni sono diverse da persona a persona e dai contesti, per non dire, dalla fortuna. Il fatto è che in genere diventa opportuno affiancare all’attività di illustratore altri lavori che possono aiutare a far quadrare i bilanci personali: si va dall’insegnamento  alle collaborazioni con studi grafici, agenzie, e tutto quello che la propria fantasia e intraprendenza suggeriscono di fare.

Un amico, un po’ di tempo fa, mi segnalava la malinconica parabola di alcuni suoi conoscenti musicisti affidatisi alle scelte commerciali del loro nuovo produttore: l’ ingresso sul mercato risultò loro rovinoso perchè lo stile proposto dalla casa discografica non aveva riscosso l’adeguato successo. Risultato: una débacle che assieme alla perdita della loro originaria identità , ha comportato pure la perdita di tempo e denaro.

Fare libri non deve essere tanto diverso dal  fare dischi. L’estro creativo non paga se non raggiunge un utile compromesso con quello produttivo e commerciale dell’editore, ma viceversa il bilanciamento con la natura commerciale delle proposte non deve mai dissociarsi da un sano senso di “preveggenza”. Come dire che essere un tantino visionari comunque conta.
Gli Stones hanno inciso più di 300 canzoni, ma quelle “rimaste”al grande pubblico sono forse alcune decine.” E il guadagno del lavoro si riesce a fare solo con le grandi cifre di lettori, e non purtroppo con le nicchie di “amatori”.

L’industria della creatività.

D’altronde se la storia ci deve raccontare qualcosa di utile in merito basterebbe riferirsi al mecenatismo, cioè a quella “tendenza a favorire le arti e la letteratura attraverso il sostegno economico di cui quello più interessato – cioè l’investimento di denaro nell’arte – fu un tratto caratteristico dei principi del Rinascimento (per es. i Gonzaga e i Medici), e di numerosi papi e sovrani dell’Età moderna.” (Da Treccani ) . In quel caso il compromesso raggiunto dall’artista col proprio committente non ha mai impedito di trasmettere ai posteri le sue opere migliori che oggi riconosciamo come opere d’arte.

IMGP3582Noi che viviamo in uffici ingrigiti dalla routine potremo sognare di bei lavori creativi, e viaggiare assieme ai bambini lungo le tratte infinite dei loro disegni, delle immagini che ci regalano, ma ciò non potrà cancellare il fatto che si tratta di un mestiere durissimo.

Ho visto amici nel settore rabbuiarsi tetri dietro i propri problemi di instabilità economica e lavorativa, dentro la continua precarietà che li rimette periodicamente in discussione, anche in età più improbabili. L’altra parte della medaglia sarà pure di godere di un mestiere non noioso e uguale per tutta la vita, ma le condizioni che comporta costringono anche gli spiriti meno resistenti a ritemprarsi.
Mi è dispiaciuto molto immaginare le fatiche e la sofferenza che attraversano, anche perchè la maggior parte di loro ha una spiccata sensibilità, occhi attenti e osservatori, e si tratta perlopiù persone che avrebbero piuttosto bisogno di conforto che di rassicurare e blandire editor, agenti e altri.

Soluzioni?

Serve una maggior solidità per l’industria creativa italiana, più sostegno ed una maggior sicurezza nella sua capacità di generare valore per la nostra economia  (e non solo).

Le cifre parlano chiaro (basta leggere il rapporto 2015 Io sono cultura di Symbola ) ma i decisori politici ed economici  meno.

Però c’è di nuovo che oggi in media non si sculacciano più i figli che ci dipingono le pareti di casa né li si ostacola apertamente se vorranno fare i disegnatori.

O no?

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La scuola delle favole, il suo maestro-artigiano e il corso di stop motion.

Il portone d’accesso.

“Non aprite quella porta” titolava una serie di film horror. A dispetto del titolo cinematografico, non è detto che dietro un uscio si nascondano sempre realtà scomode. Anzi, lo sguardo sullo spaventoso/inguardabile può rivelarne lati nascosti e renderci anche gli unici custodi di quel segreto.

portone d'ingresso di Palazzo Compagnoni Marefoschi- Macerata

portone d’ingresso di Palazzo Compagnoni Marefoschi- Macerata

Dietro questo portone, in via Don Minzoni, a Macerata, nello storico Palazzo Compagnoni Marefoschi, c’è un’antico scalone in pietra dal quale si arriva al primo piano, in una delle più famose scuole di Illustrazione d’Italia. Già il nome è l’anticipazione di un programma: Ars in Fabula alias la Fabbrica delle Favole.

Guai piuttosto a non aprirla quella porta! Chi entra in uno dei corsi di questa scuola – i cui ambienti sono un invito ad iscriversi – è senz’altro una persona dotata di creatività, immaginazione, mano sicura e senso estetico: gli ingredienti base di chi sa disegnare, anzi, creare.

La scuola: la fabbrica delle favole.

Primo piano, pianerottolo ingresso Ars in Fabula - Palazzo Compagnoni Marefoschi- Macerata-

Primo piano, pianerottolo ingresso Ars in Fabula – Palazzo Compagnoni Marefoschi- Macerata-

Ars in Fabula è una scuola di illustrazione specializzata nell’editoria per ragazzi. Come già detto, il talento da solo non basta: la scuola specializzata, coi suoi maestri esperti, può insegnare tecnica, competenze organizzative, gestionali e narrative. Quanto serve per fare il mestiere. Qui insegnano illustratori professionisti di livello internazionale, e qui ha luogo uno degli unici master accademici riconosciuti dal MIUR in illustrazione editoriale. Un master-lavoro durante il quale ogni allievo si dedica ad un progetto-libro assegnato dagli editori in partnership con la scuola. Il master si conclude con l’eventuale pubblicazione del libro realizzato, siglando un contratto con l’editore committente.

Durante l’estate, Ars in Fabula si trasforma in Summer School e propone corsi di basic design e di visual style.

Ma quello che vorrei raccontare qui è il corso di Stop Motion: un corso di tecniche base di animazione, della durata di una settimana, condotto dall’artista-regista Stefano Bessoni .

La stop motion.

Cos’è la stop motion? A detta del suo stesso massimo esperto nazionale, nonché insegnante, Stefano Bessoni, la stop motion ha a che fare con i laboratori di artigiani-alchimisti che, grazie soprattutto al successo delle produzioni del regista Tim Burton, negli ultimi anni hanno avuto la possibilità di uscire alla ribalta, fuori dagli “scantinati” dove inventavano i loro pupazzi e le loro storie.

La stop motionè una tecnica cinematografica di animazione caratterizzata dalla possibilità di scattare fotogrammi singoli, uno alla volta (…) che, rivisti alla giusta velocità di scorrimento, permetteranno il movimento del soggetto inquadrato, creando la fantastica illusione di aver preso vita” (dal libro “Stop Motion – La fabbrica delle meraviglie” di S. Bessoni).

I film che l’hanno portata alla ribalta negli ultimi anni sono Box Trolls, Frankenweenie, Coraline, Nightmare before Christmas, Wallace and Gromit: la maledizione del coniglio mannaro, e Paranorman. Tutti film di animazione che piacciono anche agli adulti amanti del genere.

Stefano Bessoni - foto Ars in Fabula - luglio 2015

Stefano Bessoni – foto Ars in Fabula – luglio 2015

E’ a  Luglio che ad Ars in Fabula Summer School, si tiene il corso di stop motion. Stefano Bessoni, oltre ad essere artista e regista è anche un famoso illustratore. Famosi i suoi recenti libri  Pinocchio o Alice sotto terra. I suoi personaggi sono amatissimi perchè rappresentano figure non imbellettate non ammiccanti. Anzi, sono piuttosto figure dissacratorie, che aiutano ad esorcizzare le paure. Personaggi ossuti, spesso simili a morti viventi, persi in questo mondo difficile e complicato, coi loro occhi sbarrati, dalle coloratissime apparenze, vividi, con quell’aria così sognante, sempre alla ricerca di qualcosa di più bello.

Sognatore – nel senso più immaginativo e creativo del termine – è anche lui. Una persona che spicca per modestia e capacità di mettersi al pari dei suoi allievi, e per saper ricreare per loro, in aula, un’atmosfera divertente. Tutto quello che di solito manca a scuola o al lavoro.

I ragazzi incontrati qui al corso provengono dall’ accademia di belle arti o comunque, quando non arrivano dal mondo del disegno, hanno per esso una passione speciale. E tutti conservano quella faccia da bambino che guarda al mondo con lo stupore un po’ “infantile” di chi sembra sempre alla scoperta di tutto.

Le tappe del lavoro.

Prima di procedere con l’animazione – l’essenza della stop motion – è necessario creare il proprio burattino che rappresenta la materia prima del lavoro filmico.

Partendo dalla progettazione su carta del proprio personaggio, se ne verifica la fattibilità e la nebulosa di idee che ribolle nel cervello verrà così finalmente tradotta in un oggetto definitivo e concreto.

Quindi si procede con la realizzazione dello scheletro, la base su cui costruire il corpo del soggetto. I materiali disponibili sono diversi e variano anche in relazione ai volumi ed alla parte da realizzare: si valuterà l’ espressione da attribuire al viso, alla bocca e agli occhi, la mimica delle mani e degli arti  Infine, bisognerà dipingere il corpo e il viso e cucire gli abiti che il burattino indosserà.

Pronti per “animare”.

Attraverso l’abilità delle mani e la conoscenza dei materiali utilizzabili si potrà trasferire l’ idea del personaggio nel pupazzo finale restituendo al mondo quello che prima si era solo immaginato.

Se all’immaginazione non corrisponde tecnica, pratica e consapevolezza, il lavoro sarà sicuramente molto più complesso.

There’s something magical -almost alchemical- in the Stop Motion Animation world: the animation can give a chance to a concept which at the beginning exists just in the animator’s mind. After a tiring and long work that precise concept becomes concrete and real as a puppet. And then it can take its own ransom moving and becoming alive.

When I saw Ada moving on the screen for few seconds I felt all the magic behind this crazy process. All my tiredness was repaid with satisfaction and happiness.”

Così Laura, illustratrice per bambini e allieva al corso di luglio, nel suo blog a fine corso.

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al pc per l’animazione – Corso di Stop Motion con S. Bessoni – Summer School Ars in Fabula – Macerata – Luglio 2015

Carmen, una ragazza che nel lavoro si occupa di grafica, mi ha riferito che tutti hanno molto apprezzato il corso di stop motion soprattutto perché si è appresa una tecnica. Rientrati a casa si potrà sperimentarla e cominciare fin da subito a realizzare qualcosa. Imparare a FARE: questo è l’aspetto più apprezzato.

Ma ancora: il corso è stato un successo perché stimolante – “ti fa venire voglia di provare e di continuare ad apprendere altri segreti della tecnica” mi dice Carmen – e “ci ha dato l’opportunità di incontrare persone interessanti con cui confrontarsi”. E soprattutto “l’aula è stata uno spazio non competitivo“, un luogo giocoso di apprendimento e di divertimento insieme. Quello che servirebbe sempre.

Le magie che accadono.

Una magia che comincia dal portone fin nell’ingresso della scuola e prosegue col suo maestro e i risultati del corso.

un progetto di Mattia per il corso di Stop Motion - Summer School Ars in Fabula - Macerata - Luglio 2015

un progetto di Mattia per il corso di Stop Motion – Summer School Ars in Fabula – Macerata – Luglio 2015

Ma la magia non consiste solo nell’alchimia del movimento del burattino. Quando con le proprie mani si riesce a svelare nell’oggetto creato la propria natura, ci si rivela nella propria essenza di artefice.  La relazione tra ciò che appare dell’individuo creatore e ciò che è realmente, si chiarisce al mondo.

Timidi, o a disagio, incompresi o anche disabili (l’Atelier dell’errore è emblematico al riguardo), tutti hanno un talento. E’ fortunato chi ha doti spiccate e méntori al proprio fianco perchè riuscirà a spianarsi la strada prima ed a crescere presto per  “volare” lontano.

Tuttavia spesso queste sono porte che non sempre è conveniente nè facile aprire, perchè faticose e impegnative. Solo gli insegnanti, i genitori, gli amici, possono sollecitare gli spiriti creativi nei loro talenti. Possono spendersi per seminare le loro conoscenze ed i loro stimoli e vederli poi ricrescere rinfrescati nelle persone che hanno un talento. Questa è la creazione più importante che potranno compiere, per sè, per gli altri e per tutti.

Abbiamo bisogno di liberare energie creative senza temerne la forza, senza dover pensare se daranno un lavoro o meno, perché è dalle nuove idee che nascono nuove opportunità.

pupazzo realizzato al corso di Stop Motion con S. Bessoni - Summer School Ars in Fabula - Macerata - Luglio 2015

pupazzo realizzato al corso di Stop Motion con S. Bessoni – Summer School Ars in Fabula – Macerata – Luglio 2015

(P.S.: qui il video del lavoro di Box Trolls)