Ma chi l’ha detto che i matrimoni finiscono tutti male?
Senza soffermarsi sulla loro diversa natura – con rito canonico o “coppie di fatto” – ci sono “combinazioni spontanee” che dimostrano che in due (ma anche in di più) “è meglio”. E ciò vale ulteriormente se l’abbinamento ricompone tra loro attributi eterogenei come l’età, l’educazione, la condizione e il mestiere dei soggetti coinvolti.
Ciò che più conta è l’affinità e la comunione di intenti, proprio come vogliono gli stessi riti nuziali.
L’artista e il suo pigmalione
E’ così che Luca Pasqualini, classe 1982, artista e restauratore, grazie a due incontri “galeotti” ha completato un suo progetto.
Il primo “matrimonio”, decisivo per il suo attuale percorso artistico, è stato quello con Nicola Manfredi, titolare, con la sorella, di Mavida, una galleria di opere d’arte che funziona anche come stamperia e restauro di lavori su carta .
Sarà ad uno dei suoi corsi di incisione che Luca incontrerà le soluzioni espressive alla sua grande passione per la grafica d’arte. Pur avendo già appreso i primi elementi di quella tecnica negli anni dell’istituto d’arte, l’incontro tra Luca e Nicola permette al giovane artista di arricchire la sua espressività e all’insegnante, di stimolarla con le soluzioni tecniche che padroneggia.
La grafica di Luca, fatta di disegni a mano – con matita, pastelli o acrilici, su tavole in legno – e di segni moderni, si sposa così con la tecnica dell’incisione di Nicola, generando un’autentica nuova creazione linguistica che è l’equivalente in valore dell’opera originale. Non un’ imitazione, ma una sua nuova reinterpretazione.
Vegaglifi di Luca Pasqualini esposto a Interno TRE
Con l’incisione Luca può tradurre in un altro modo la sua idea. Questo perché la tecnica che utilizza è una stampa di antica tradizione, di tirature limitate, su carte pregiate, realizzate interamente a mano.
Il segno grafico dei suoi lavori si trasforma così in un’arte modernamente fruibile ma allo stesso tempo ricercata per le caratteristiche che incorpora. E’ materica quando se ne toccano le carte di stampa o quando se ne sente il profumo degli inchiostri e dei pigmenti utilizzati o quando se ne osserva la minuziosa cura dei dettagli.
In altre parole è una produzione non seriale, fatta a mano.

Xilografie di Luca Pasqualini a Interno TRE
Com’è scoccata la “fiamma”?
“Galeotta” fu anche un’occasione informale, in una location “extra-ordinaria” : una cena a Interno TRE.
Qui il cibo che si consuma è quello sano per il corpo, ma la mente ne trae altrettanto beneficio grazie all’ ambiente stimolante che si trova in quel contesto. E’ qui infatti che Luca ha potuto immaginare dove esporre il progetto artistico denominato Vegaglifi : proprio a Interno 3. Tra i tavoli dove quell’idea è nata, tra un boccone e una chiacchiera, con un piatto di cucina vegetariana, da novembre sono esposte le opere di Luca.
E come sempre capita, le occasioni migliori le offre il caso. Porri, melanzane e carote finite dentro il carrello della spesa, diventano le immagini protagoniste, ed il cui segno grafico deciso e d’effetto, fatto di secche forme geometriche dai colori accessi diventa la base di xilografie a tiratura limitata.
Conoscere Luca, una persona fuori dai classici stereotipi dell’artista – spesso poco cordiali o a volte un po’ supponenti o magari anche un po’ ricercatamente trasandati – lascia una bella sensazione. La stessa bella sensazione che si prova quando si entra dentro a Mavida, questo storico laboratorio di stampe, nato a servizio degli artisti già prima del 1985, quando ufficialmente fa la sua prima apparizione.

Torchio e attrezzi a Mavida, Reggio Emilia
Qui dentro si realizzano stampe con tecniche tradizionali: la xilografia, la calcografia, la litografia e la tipografia con caratteri mobili.
Mavida, stampe d’arte
L’ingresso del laboratorio da subito accoglie con scaffali ricolmi di libri, macchine stampatrici di antichi mestieri e – non da ultimo – con persone di un “genere in via di estinzione”: profilo basso, buon gusto, cultura immensa e scelta di parole da dire solo ‘se’ e ‘quando’ utili.
D’altronde anche questo mestiere, quello dell’incisore, non è così usuale. Per apprezzarlo serve un approccio sistematizzato come quello che si intraprende nei corsi dell’Accademia e nondimeno, per riuscire ad apprezzarne il prodotto, serve capire di cosa si tratta.
Ma ovviamente non tutto il pubblico fa corsi all’Accademia né fa corsi ai licei artistici o studia arte. Non tutti perciò riescono immediatamente a leggere nella sua complessità, o anche solo ad apprezzare, il contenuto di una stampa d’arte: non è detto che se ne capisca il prezzo, se ci si limita a considerare che si sta acquistando un “multiplo” – pur firmato e numerato – di quell’opera originale.
Matrice litografica di Mario Rosati, presso Mavida
Ma che cosa ottiene un artista da una stampa d’arte?
Con la stampa d’arte l’artista ottiene da un lato la riproducibilità della sua opera originale, in una serie limitata di copie, numerate e firmate per la sua distribuzione.
Per altri versi invece il cliente acquirente con una litografia (o xilografia, o acquaforte, o calcografia, ecc.) si appropria di una stampa nella quale l’artista, insieme al tecnico esperto, ha realizzata un’altra versione dell’originale. E lo ha fatto secondo metodi antichi, rappresentando quell’opera con un linguaggio alternativo, in cui la tecnica viene piegata alle sue esigenze espressive. Un linguaggio grafico dal quale l’artista può ottenere il massimo della sua espressività.

Matrice calcografica di Wainer Marconi, presso Mavida
La stampa d’arte è un prodotto raffinato, per “palati fini” che oggi vede gradatamente scemare la propria committenza.
Così succede che il mercato del collezionismo da intenditori è in via di estinzione, le cartiere artistiche chiudono e, nel contempo, il regalo d’arte è diventato un gesto che non si usa più, soprattutto tra banche e imprenditori, un tempo tra i più attivi nel genere.
Si è perso qualcosa?
Le immagini ed i prodotti che d’abitudine vediamo ed acquistiamo sono di rapida ed immediata comprensione, ma di altrettanto rapida obsolescenza. Si tratta di una condizione che ormai contraddistingue l’uso e il consumo di tutti i beni, vista la scarsità di risorse come il tempo e la sovrapproduzione di merci, in un mercato che spinge al consumo.
La manualità è diventata il figlio di un “dio minore” assieme al “fatto a mano”, mentre il tecnologico è il “nuovo che avanza”.

Litografia di Mario Rosati presso Mavida
…o si può guadagnare qualcos’altro?
Tuttavia, visto che i matrimoni poi non vanno così male come si crede, quando il nuovo incontra la tradizione, o il giovane talento incontra la persona di esperienza (il suo pigmalione o il talent scout) o il tecnico colto ed esperto incontra l’artista nasce una combinazione nuova che genera innovazione.
Quando la stessa capacità artistica si incunea in percorsi inusuali, in sedi che non sono quelle tradizionali (i musei o le gallerie), inserendosi in circuiti più informali, può uscirne rinnovata, rigenerata e ..ripensata.
E unire le forze è una soluzione vincente : tutte le attività d’artigianato artistico, i mestieri fatti a mano che ancora resistono e di cui c’è ancora competenza, quando si sposano al nuovo – anche alla tecnologia – creano possibilità oggi imprevedibili come anche il Guardian ci documenta.

Libri a Mavida
Qualcuno però deve anche impegnarsi a spingere più forte in Italia tali competenze: non devono morire perchè se resistono possono ancora contraddistinguerci nel mondo come un popolo di ingegnosi e creativi.

Incisioni dall’archivio di Mavida
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