Un matrimonio fatto ad ‘arte’.

Ma chi l’ha detto che i matrimoni finiscono tutti male?

Senza soffermarsi sulla loro diversa natura – con rito canonico o “coppie di fatto”  – ci sono “combinazioni spontanee” che dimostrano che in due (ma anche in di più) “è meglio”. E ciò vale ulteriormente se l’abbinamento ricompone tra loro attributi eterogenei come l’età, l’educazione, la condizione e il mestiere dei soggetti coinvolti.

Ciò che più conta è l’affinità e la comunione di intenti, proprio come vogliono gli stessi  riti nuziali.

L’artista e il suo pigmalione

E’ così che Luca Pasqualini, classe 1982, artista e restauratore, grazie a due incontri “galeotti” ha completato un suo progetto.

Il primo “matrimonio”, decisivo per il suo attuale percorso artistico, è stato quello con Nicola Manfredi, titolare, con la sorella, di Mavida, una galleria di opere d’arte che funziona anche come stamperia e restauro di lavori su carta .

Sarà ad uno dei suoi corsi di incisione che Luca incontrerà le soluzioni espressive alla sua grande passione per la grafica d’arte. Pur avendo già appreso i primi elementi di quella tecnica negli anni dell’istituto d’arte,  l’incontro tra Luca e Nicola permette al giovane artista di arricchire la sua espressività e all’insegnante, di stimolarla con le soluzioni tecniche che padroneggia.

La grafica di Luca, fatta di disegni a mano – con matita,  pastelli o acrilici, su tavole in legno – e di segni modernisi sposa così con la tecnica dell’incisione di Nicola, generando un’autentica nuova creazione linguistica che è l’equivalente in valore dell’opera originale. Non un’ imitazione, ma una sua nuova reinterpretazione.

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Vegaglifi di Luca Pasqualini esposto a Interno TRE

Con l’incisione Luca può tradurre in un altro modo la sua idea. Questo perché la tecnica che utilizza è una stampa di antica tradizione, di tirature limitate, su carte pregiate, realizzate interamente a mano.

Il segno grafico dei suoi lavori si trasforma così in un’arte modernamente fruibile ma allo stesso tempo ricercata per le caratteristiche che incorpora. E’ materica quando se ne toccano le carte di stampa o quando se ne sente il profumo degli inchiostri e dei pigmenti utilizzati o quando se ne osserva la minuziosa cura dei dettagli.

In altre parole è una produzione non seriale, fatta a mano.

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Xilografie di Luca Pasqualini a Interno TRE

Com’è scoccata la “fiamma”?

“Galeotta” fu anche un’occasione informale, in una location “extra-ordinaria” : una cena a Interno TRE.

Qui il cibo che si consuma è quello sano per il corpo, ma la mente ne trae altrettanto beneficio grazie all’ ambiente stimolante che si trova in quel contesto. E’ qui infatti che Luca ha potuto immaginare dove esporre il  progetto artistico denominato Vegaglifi : proprio a Interno 3. Tra i tavoli dove quell’idea è nata, tra  un boccone e una chiacchiera, con un piatto di cucina vegetariana, da novembre sono esposte  le opere di Luca.

E come sempre capita, le occasioni migliori le offre il caso. Porri, melanzane e carote finite dentro il carrello della spesa, diventano le immagini protagoniste, ed il cui segno grafico deciso e d’effetto, fatto di secche forme geometriche dai colori accessi diventa la base di xilografie a tiratura limitata.

Conoscere Luca, una persona fuori dai classici stereotipi dell’artista – spesso poco cordiali o a volte un po’ supponenti o magari anche un po’ ricercatamente trasandati – lascia una bella sensazione. La stessa bella sensazione che si prova quando si entra dentro a Mavida, questo storico laboratorio di stampe, nato a servizio degli artisti già prima del 1985, quando  ufficialmente fa la sua prima apparizione.

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Torchio e attrezzi a Mavida, Reggio Emilia

Qui dentro si realizzano stampe con tecniche tradizionali: la xilografia, la calcografia, la litografia e la tipografia con caratteri mobili.

Mavida, stampe d’arte

L’ingresso del laboratorio da subito accoglie con scaffali ricolmi di libri, macchine stampatrici di antichi mestieri e – non da ultimo – con persone di un “genere in via di estinzione”: profilo basso, buon gusto, cultura immensa e scelta di parole da dire solo ‘se’ e ‘quando’ utili.

D’altronde anche questo mestiere, quello dell’incisore, non è così usuale. Per apprezzarlo serve un approccio sistematizzato come quello che si intraprende nei corsi dell’Accademia e nondimeno, per riuscire ad apprezzarne il prodotto, serve capire di cosa si tratta.

Ma ovviamente non tutto il pubblico fa corsi all’Accademia né fa corsi ai licei artistici o studia arte. Non tutti perciò riescono immediatamente a leggere nella sua complessità, o anche solo ad apprezzare, il contenuto di una stampa d’arte: non è detto che se ne capisca il prezzo, se ci si limita a considerare che si sta acquistando un “multiplo” – pur firmato e numerato – di quell’opera originale.

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Matrice litografica di Mario Rosati, presso Mavida

Ma che cosa ottiene un artista da una stampa d’arte?

Con la stampa d’arte l’artista ottiene da un lato la riproducibilità della sua opera originale, in una serie limitata di copie, numerate e firmate per la sua distribuzione.

Per altri versi invece il cliente acquirente con una litografia (o xilografia, o acquaforte, o calcografia, ecc.) si appropria di una stampa nella quale l’artista, insieme al tecnico esperto, ha realizzata un’altra versione dell’originale. E lo ha fatto secondo metodi antichi, rappresentando quell’opera con un linguaggio alternativo, in cui la tecnica viene piegata alle sue esigenze espressive. Un linguaggio grafico dal quale l’artista può ottenere il massimo della sua espressività.

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Matrice calcografica di Wainer Marconi, presso Mavida

La stampa d’arte è un prodotto raffinato, per “palati fini” che  oggi vede gradatamente scemare la propria committenza.

Così succede che il mercato del collezionismo da intenditori è in via di estinzione,  le cartiere artistiche chiudono e, nel contempo, il regalo d’arte è diventato un gesto che non si usa più, soprattutto tra banche e imprenditori, un tempo tra i più attivi nel genere.

Si è perso qualcosa?

Le immagini ed i prodotti che d’abitudine vediamo ed acquistiamo sono di rapida ed immediata comprensione, ma di altrettanto rapida obsolescenza. Si tratta di una condizione che ormai contraddistingue l’uso e il consumo di tutti i beni, vista la scarsità di risorse come il tempo e la sovrapproduzione di merci, in un mercato che spinge al consumo.

La manualità è diventata il figlio di un “dio minore” assieme al “fatto a mano”, mentre  il  tecnologico è il “nuovo che avanza”.

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Litografia di Mario Rosati presso Mavida

 

 

…o si può guadagnare qualcos’altro?

Tuttavia, visto che i matrimoni poi non vanno così male come si crede, quando il nuovo incontra la tradizione, o il giovane talento incontra la persona di esperienza (il suo pigmalione o il talent scout) o il tecnico colto ed esperto incontra l’artista nasce una combinazione nuova che genera innovazione.

Quando la stessa capacità artistica si incunea in percorsi inusuali, in sedi che non sono quelle tradizionali (i musei o le gallerie), inserendosi in circuiti più informali, può uscirne rinnovata, rigenerata e ..ripensata.

E unire le forze è una soluzione vincente : tutte le attività d’artigianato artistico, i mestieri fatti a mano che ancora resistono e di cui c’è ancora competenza, quando si sposano al nuovo – anche alla tecnologia – creano possibilità oggi imprevedibili come anche il Guardian ci documenta.

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Libri a Mavida

Qualcuno però deve anche impegnarsi a spingere più forte in Italia tali competenze: non devono morire perchè se resistono possono ancora contraddistinguerci nel mondo come un popolo di ingegnosi e creativi.

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Incisioni dall’archivio di Mavida

L’archivio del saper fare della moda

La Moda utile.

dalla mostra Il Gusto della Contaminazione - Modena 28 maggio-19 luglio 2015- Cappello Fiori e Frutta

dalla mostra Il Gusto della Contaminazione – Modena 28 maggio-19 luglio 2015- Cappello Fiori e Frutta

La moda è per le donne – ma non solo – un mondo ricco di fascino e insieme uno strumento per la propria bellezza e il proprio charme. Un mondo identificato spesso come “effimero”,  fatto dei sogni del protagonismo estetico di ognuno . Gli anni ‘80-2000 rappresenteranno l’ apoteosi del fashion system e insieme la celebrazione di “dandismo ” e “yuppismo” nei costumi. Forse quel periodo non sarà neppure più replicabile, tuttavia, il mondo della moda ha rappresentato – qui in Emilia, in particolare – una importante fonte di attività per molte donne, e uomini. Inoltre è il contenitore di gusto e cultura di un periodo, la storia di noi tutti attraverso i segni e i simboli di un’epoca. Ma oggi è anche un’altra storia…

La Moda alle origini…

Quando dal secondo dopoguerra le opportunità ed i bisogni da soddisfare si sono resi più urgenti, la gente dell’Emilia – Romagna, terra di contadini e botteghe artigiane, ha riposto ad essi tempestivamente con l’intraprendenza e la laboriosità che la caratterizzano.

addetta alle riparazioni presso Modateca Deanna

addetta alle riparazioni presso Modateca Deanna

Grazie alla moda anche le donne, impegnate tra famiglia e casa, hanno potuto dedicarsi ad una “produzione manifatturiera” senza dover sacrificare per questo gli impegni domestici e contribuendo così all’ economia familiare attraverso le proprie mani ed una macchina da cucire collocata nella cucina, tra i fornelli. Si fa risalire l’origine dell’organizzazione del lavoro di queste singole sartine, camiciaie e magliaie all’ arte del truciolo, che diffonde in Emilia la cultura dei “gruppisti”, cioè di coloro che tenevano le fila dei diversi artigiani lavoranti al proprio domicilio. Da lì il passo è stato breve verso il consolidamento negli anni ’50-’60 della lavorazione meccanica della maglieria che porrà le basi del distretto tessile di Carpi e della Romagna. Qui avrà sede la produzione di eccellenza della maglia nella moda Made in Italy.

macchine lavorazione maglia - archivio Modateca Deanna

macchine lavorazione maglia – archivio Modateca Deanna

Sono già gli anni ’70, quelli in cui le produzioni diversificate e differenziate per uso, stile di vita, età e condizione economica prefigureranno nuove professionalità come quelle di modellista, stilista, responsabili di prodotto, per citarne solo alcune. Senza dimenticare il ruolo delle tante imprenditrici del settore.

Il libro “Donne nella moda” racconta le storie vere di alcune delle protagoniste del settore in provincia di Reggio Emilia: sono storie reali, seppur romanzate – come succede quando si riannodano i fili dei ricordi – ma sono storie che ci interpellano sul futuro. Anche perché alcune di queste rappresentano un momento definitivamente concluso (Maska, per esempio o Mariella Burani, importanti aziende locali entrambe fallite).

La Moda secondo Miss Deanna

Deanna Ferretti Veroni - archivio foto Modateca Deanna

Deanna Ferretti Veroni – archivio foto Modateca Deanna

La storia di Deanna Ferretti Veroni, titolare dell’azienda Miss Deanna, è diversa da tutte le altre. Anche lei ha iniziato negli anni ’60, finite le scuole commerciali, cominciando con intraprendenza, volontà e senz’altro anche quel po’di fortuna che serve non lasciarsi sfuggire. Così appare nel suo racconto. Ma quello che più colpisce, e che la differenzia da tutte le altre protagoniste, è – oltre alla sua sensibilità artistica – il fatto che lei sia riuscita a cogliere nella collaborazione con i “giovani d’oggi” (stilisti soprattutto) un’opportunità che potremmo chiamare “intergenerazionale”. Il professionista maturo lavorando in sinergia col giovane designer creativo riesce a sperimentare nuove alternative di produzione, innovando. Altre donne, forse perché in ruoli diversi, forse perché non sempre imprenditrici, nel libro sono più “autoreferenziali”.  Spesso si soffermano a rimarcare soprattutto la loro forte dedizione al mestiere ed a contrapporsi alle generazioni attuali, reputate così diverse nei loro ideali di autoaffermazione. Un cliché che non tiene conto della profonda differenza tra ieri e oggi.

Modateca prima e poi

24/11/2008 - San Martino in Rio - Italia - Nuovi spazi e nuova disposizione dei capi del Centro Internazionale Documentazione Moda MODATECA DEANNA. Autunno/Inverno 2008 - Photo Stefania IEMMI

24/11/2008 – San Martino in Rio – Italia – Nuovi spazi e nuova disposizione dei capi del Centro Internazionale Documentazione Moda MODATECA DEANNA. Autunno/Inverno 2008 – Photo Stefania IEMMI

Miss Deanna nasce come azienda produttrice di maglieria nel 1970 scommettendo sulla collaborazione con l’allora giovane stilista Kenzo. Nel 2002 viene ceduta al Gruppo Armani e nel 2014 viene trasferita definitivamente a Baggiovara di Modena.

Cosa rimane di quel passaggio che non è solo generazionale ma anche strutturale, visto che Miss Deanna non esiste più?

Rimane un archivio ricchissimo con più di 50.000 capi creati da stilisti famosi – da Kenzo a Giorgio Armani e Krizia, da Martin Margiela a Neil Barret e Lawrence Steele, inclusi capi reperiti da altri marchi come Mariella Burani che hanno fatto la storia della moda, ed i capi qui archiviati dagli stessi stilisti che vi depositano le loro collezioni storiche. Non ci sono solo abiti preziosi che danno testimonianza dell’ideazione dei creativi, ma anche un compendio delle lavorazioni tecniche e dei materiali utilizzati e dai quali risalire alle lavorazioni e produzioni del passato. Un archivio appunto del saper fare. Accanto a questi capi sono disponibili gli accessori, i filati, i telini prova, i campionari di tessuti. E ancora, le riviste d’epoca di moda, i libri, le foto, la documentazione delle immagini di sfilate e tutto quello che può testimoniare lo stile fashion di un periodo

Sonia Veroni - archivio Modateca Deanna

Sonia Veroni – archivio Modateca Deanna

Nel 2004 così, all’interno di alcuni spazi del maglificio Miss Deanna, prenderà sede Modateca Deanna. Il progetto è innovativo ed alla sua ideazione provvede Sonia Veroni, figlia della fondatrice Deanna, e richiamata dagli USA in Italia per consentire una nuova vita al patrimonio di prodotti rimasto all’azienda.

Oggi questo patrimonio viene messo a disposizione degli uffici stile, dei professionisti e delle scuole (come il Naba o l’Università del design di Milano) per essere consultati, studiati e ripensati attraverso servizi di didattica, ricerca on site e ricerca personalizzata. Ma non solo: Sonia collabora come curatrice alla realizzazione di varie mostre di cui l’ultima qui a Modena.

A Modateca funzionano un archivio campionario, con le linee di maglieria di Miss Deanna dal 1960 al 2004 e costituito dagli oltre 10.000 capi; un archivio vintage, di 40.000 capi attraverso i quali è possibile seguire il trend dello stile dai primi del ‘900 fino ai giorni nostri; un archivio tecnico, utile per studiare le varie tecniche di costruzione dei capi e il loro diverso confezionamento nel tempo in relazione alle tendenze; la biblioteca, con più di 3.000 volumi di soggetti ed epoche diverse e l’ emeroteca, con oltre 20.000 numeri tra le più famose testate a livello internazionale, dai primi del ‘900 ad oggi e reportage delle sfilate di Pret-à-Porter ed Alta Moda di  New York, Londra, Milano, Parigi.

Il materiale è una ricca fonte di ispirazione creativa e produttiva a disposizione del pubblico specializzato del settore.

Sonia è entrata nel 2013 ed ha impiegato due anni, fino al 2015, per organizzare Modateca così come lei la concepiva. Oggi l’esposizione cambia e viene integrata, in un continuo aggiornamento ogni 6 mesi.

Il futuro e le sue geografie creative

Mostra anni '80 Modena, maggio 2014

Mostra anni ’80 Modena, maggio 2014 – Archivio foto Modateca Deanna

Questo esperimento testimonia la geniale evoluzione di un’attività familiare che può ben essere presa a paradigma di come la tradizione può evolvere in modo creativo, pur a fronte della crisi del settore, trasformandosi addirittura in un ulteriore successo. E’ la dimostrazione ancora che dalla cultura del lavoro del passato si possono recuperare ed aggiornare gli spunti per produrre innovazione. Se la tendenza che manifestano oggi gli Stati Uniti, passati da un’economia manifatturiera ad una fondata sulla conoscenza e sull’innovazione, è paradigmatica per l’evoluzione futura dell’economia italiana, questo esempio incarna quell’idea in modo “italiano”.

Moretti ben sintetizza il fenomeno scrivendo che:

il fattore produttivo essenziale sono le persone: sono loro a sformare nuove idee (….) quindi non il capitale fisico , o qualche materia prima, ma la creatività, (….) e l’ecosistema produttivo in cui è inserita (la città e l’ambiente)” (da La nuova geografia del lavoro).

La mostra La mostra “Il Gusto della Contaminazione” a Modena, curata in collaborazione da Sonia Veroni e Pietro Cantore, e visitabile dal 28 maggio al 19 luglio 2015, è un esempio tangibile di tutto questo.

Trasversalità, creatività e nessun indugio a rompere confini fino a poco fa temuti – come quelli tra cibo, vestire e arte-  rappresentati in questa mostra, stimolano nuove possibilità.
Per nuovi lavori, nuove imprese e per ripensarsi.

Senza racconti di parole lascio alle foto il compito di fare da guida al racconto e da sintesi finale.
Buona visione e buoni pensieri creativi a tutti!

* un grazie speciale a Sonia Veroni, titolare di Modateca, che mi ha accolta ed accompagnata attraverso la storia di Modateca Deanna e nella lettura della mostra di Modena, Il Gusto della Contaminazione.

Grazie anche alla sua assistente personale, Jessica Carlini ed a Moira che mi hanno accolte e aiutata nella mia visita reale agli archivi e biblio-fotografica, con pazienza.

Un’idea del lavoro diversa: l’artigiano del futuro

Convegno "il futuro è nel lavoro artigiano"- Milano 14 05 16

Convegno “il futuro è nel lavoro artigiano”- Milano 14 05 16

“Il futuro è nel lavoro artigiano”: così si è intitolato il convegno di Venerdì 16 maggio, svoltosi a Milano, a Palazzo Lombardia.

Il futuro lavorativo e, in particolare, gli artigiani, sono uno degli argomenti più dibattuti in questi ultimi tempi. Mi immaginavo perciò che sarebbero stati riproposti i soliti schemi delle sedute tra ” soliti noti”: facce da convegno e discorsi di circostanza. E invece devo piacevolmente constatare che, nonostante in Regione non abbiano fornito nessuna chiave di accesso al wi.fi come ospiti e nonostante non sia stato comunicato alcun hashtag dell’evento, i contenuti che escono (e che vedo) sono inaspettatamente all’insegna del nuovo.

Nelle autorevoli introduzioni dei rappresentanti del tavolo (del presidente della Fondazione Bassetti o di Confartigianato Lombardia o del prof. S. Micelli) si ricontrano – più o meno per tutti – i toni di chi non sa bene come andrà a finire, e pone a sé ed alla platea delle questioni vere, non delle iperboli retoriche su risposte note. Tutti hanno l’ ansia di chi porta al tavolo la propria visione per cercare insieme una soluzione.
La parte più straordinaria della giornata riguarda il momento in cui i rispettivi portavoce parlano delle loro aziende artigiane per metterne in luce gli aspetti di innovazione.

 

Wasp Project

Wasp Project

Wasp Project è un’azienda di Ravenna che si fonda – fatto inedito – sulla collaborazione tra studenti neolaureati ed artigiani. Con lo spirito dell’artigiano che affronta le nuove sfide con mezzi limitati e con la cura e l’attenzione sue tipiche, Wasp Project si è data l’obiettivo di arrivare a stampare case di argilla a basso costo con stampanti 3D ed utilizzando la materia prima disponibile a KM zero.

Stampa argilla - Wasp Project

Stampa argilla – Wasp Project

Wasp Project a Marrakech

Wasp Project a Marrakech

Per riuscire a raggiungere questo obiettivo, il progetto si autofinanzia con la vendita di stampanti 3D e dedicando il 50&% dei profitti alla ricerca e sviluppo. Di progetti simili ne esistono già sia in Cina che negli USA. Si tratta tuttavia di gruppi di lavoro strutturati mentre Wasp Project è piuttosto una realtà inusuale, sia nella sua composizione (studenti e artigiani) che nel suo spirito, in quanto il gruppo insieme condivide più che un obiettivo economico, una passione ed una visione. Il valore etico e la condivisibilità del progetto gli hanno garantito dal basso i finanziamenti per la sua sostenibilità senza dover ricorrere al credito tradizionale.

M. Costabeber e la stampa 3D - DWS

M. Costabeber e la stampa 3D – DWS

DWS, Digital Wax System, azienda nata a Vicenza nel 2007, è la versione tutta Made in Italy della sorella più anziana degli anni 90, che già operava nella stampa 3D in ambito internazionale. Gli anni spesi nelle ricerche di uno specifico gruppo di lavoro, hanno generato DWS a cui si deve lo sviluppo di una macchina di prototipazione rapida, a tecnologia complessa (la cd stereolitografia), in grado di dialogare direttamente con polimeri di diverso tipo, e con la quale ora risulta possibile stampare i materiali nella consistenza preferita.

prototipi di gioielli stampati da DWS

prototipi di gioielli stampati da DWS

Oggi il 95% dei prodotti è esportato in oltre 60 paesi e tutta la produzione si fonda sulla cultura dell’eccellenza italiana e sui valori dell’integrazione sociale, culturale, economica col territorio che ospita quella realtà. L’esperienza di DWS, focalizzata in particolare sulla gioielleria, dimostra che le nuove tecnologie non tolgono lavoro ma piuttosto ne creano. Infatti hanno generato nuove figure professionali come l’artigiano orafo digitale, una figura tradizionale che oggi può operare al meglio con le nuove tecnologie. Altre figure professionali in via di sviluppo sono l’addetto alle macchine additive o lo specialista di nuovi materiali. Per prepararle DWS porta avanti diverse collaborazioni; nelle scuole con fab lab, in particolare, saranno attive presenze. Lo spirito vincente di DWS è anche quello che caratterizza l’ artigiano: è il desiderio di trovare tecniche nuove e sempre più efficaci per realizzare oggetti utili.

Lavanderia Lampo

Lavanderia Lampo

La lavanderia Lampo è una lavanderia di abiti e tessuti per l’arredo casa nata nel 1987 a Mortara. Per 22 anni dentro ad un garage, l’attività è stata svolta soprattutto in forma ambulante. Durante un periodo di difficoltà economiche il titolare comincia a frequentare corsi di aggiornamento di vario tipo (dalla comunicazione, al marketing, alle strategie aziendali fino all’e-commerce). La crisi gli fa capire che serve professionalità per poter lavorare in contesti più competitivi e complessi come gli attuali. Oggi svolge servizi di concierge aziendale (maggiordomo in azienda) ed ha applicato un sistema di tracciabilità dei capi e dei trattamenti, è certificata ed utilizza energia pulita ad impatto zero. Ciò che il suo titolare condivide all’incontro di Milano è che la crisi può obbligare a rivedere i propri “asset” culturali ed a ripensarsi. Investire nella propria formazione può aprire opportunità inattese.

divani allo studio - Berto Salotti

divani allo studio – Berto Salotti

L’azienda brianzola Berto Salotti, è un esempio di evoluzione di un’ azienda artigiana grazie alle nuove competenze della seconda generazione. Il figlio Filippo, portando la comunicazione sul web 2.0, ne ha rinnovato l’identità originaria superandone e svecchiandone gli aspetti più tradizionali e meno attuali. Con quello che rappresenta uno dei primi blog, nel 2004, Filippo Berto riesce a spiegare al proprio pubblico il valore delle lavorazioni che ogni singolo prodotto incorpora. Questo consentirà alla Berto Salotti di crescere anche in periodi sfavorevoli e di riuscire a penetrare commercialmente nel mercato statunitense.

Berto Salotti

Berto Salotti

Le 4 esperienze raccontate appartengono al Nord di fortunata economia. Mancavano il sud e il centro Italia, ma i cambiamenti, si sa, avvengono sempre lentamente e subito avvantaggiano le posizioni già favorite.

In un tempo in cui l’innovazione invade tutti i campi e i luoghi, ed è tanto invasiva quanto rapida ed estesa, è l’uomo artigiano a dover fare la parte del nuovo. Gli artigiani oggi sono una categoria molto variegata che comprende artigiani digitali (i cd makers), artisti, artigiani di bottega, artigiani di piccola e/o media fabbrica. Forme diverse di uno stesso mestiere che oggi o si rinnova o soccombe.

Il valore dell’artigianato premia se viene valorizzata le sua capacità di gestire prodotti su misura, con una manifattura più sevice oriented.

Gadget di DWS: sei violette #3D riprodotte con un codice Braille su ogni petalo, per formare una poesia

Gadget di DWS: sei violette #3D riprodotte con un codice Braille su ogni petalo, per formare una poesia

L’artigiano ha già tutti i requisiti richiesti per competere oggi. Bisognerebbe però ripensare le virtù del suo modo di lavorare, nei diversi contesti che la tecnologia sta ridisegnando e della quale ancora non conosciamo completamente il potenziale innovativo (stampa 3D, scheda elettronica Arduino, web, ITC ecc).

Wasp Project alla biennale di Marrakech

Wasp Project alla biennale di Marrakech

Il cambiamento investe tutti: dall’’idea di famiglia, che deve essere più collaborativa, fino ad una scuola che prepari al lavoro che serve e ad una città più smart, cioè attrezzata con una tecnologia al servizio delle esigenze dei suoi abitanti. Anche le istituzioni devono muoversi: serve una fiscalità più leggera, una burocrazia snella, energia pulita, un’ urbanistica adeguata.
Serve una società diversa: creatività, gusto per il bello, apertura alla condivisione, ai bisogni della società e dei deboli.

Serve la generosità di credere che in questo cambiamento c’è un aspetto fortemente emotivo rappresentato dal fatto che “si può anche realizzare la speranza di concretizzare un proprio progetto, un sogno” (M. Moretti di Wasp Project).
Il mondo sta cambiando comunque: meglio attrezzarsi.