Da grande: una bella storia da ricordare.

l'arrivo a Massa Lombarda, sede di Vibrazioni Art Design

l’arrivo a Massa Lombarda, sede di Vibrazioni Art Design.

Da piccoli.

“Che rogna, per i figli avere padri e madri!” (…) e dire che, quando saremo grandi, saremo magari scemi come loro!”:

così parlano i ragazzi protagonisti, nel finale de “La guerra dei bottoni“ di L. Pergaud. Come dire che senza neanche accorgersene, succede che tutta la magia che ci riserva l’infanzia svanisce bruciata nel tragitto verso l’età “matura”, arrivando a renderci pure “scemi” agli occhi dei bambini. Loro ci osservano e fanno fatica a spiegarsi le nostre contraddizioni e la scarsa coerenza tra chi siamo e chi eravamo. Per questo abbiamo anche noi bisogno di storie che ci aiutino a riattizzare quella fantasia e a recuperare l’incanto che fa credere che qualsiasi miracolo sia possibile, a qualunque età, in qualsiasi momento, e nonostante tutto.

La storia e il suo protagonista.

Così potrei raccontarvi il successo di Vibrazioni Art Design: una bella storia a lieto fine che ha per protagonista Alberto,

Alberto Dassasso - fondatore di Vibrazioni Art Design

Alberto Dasasso – fondatore di Vibrazioni Art Design

un trentenne, un tantino ribelle, magari anche un po’ egocentrico e sanamente visionario. Un po’ come i bambini. Questi sono tratti che io – almeno per come l’ho conosciuto nelle poche ore passate ad agosto a parlare con lui, nella sede di Vibrazioni Art Design (VAD), a Massa Lombarda – gli riconosco con tutto il loro valore positivo. Lui si chiama Alberto Dasasso e ne è il fondatore.

Quando qualcuno mi dice che non lo posso fare, quella è la volta che mi intestardisco e vado avanti”.

le secche di Vibrazioni Art Design

le secche di Vibrazioni Art Design

E’ così che nasce la sua sedia: con due attrezzi -sempre gli stessi per 10 anni – un martello e una saldatrice. Quella sedia però è speciale: è fatta della latta dei bidoni di olio usati, e sta girando in tutta Italia ed in buona parte del mondo, conquistando cantanti, personaggi famosi e gente comune.

L’oggetto “feticcio”: la sedia.

E’ bellissima. Non te la puoi dimenticare. Ti colpisce perché è allegra, giocosa, dai colori inusuali, che raccontano tutto il suo vissuto, quello che solo la vita trascorsa dalla materia prima, consumata e usata, può riprodurre. Non è una sedia morta, né un oggetto di design, perché Alberto non si sente neppure un designer. Se in tale ruolo si deve intendere chi valorizza principalmente l’aspetto funzionale degli oggetti, quella non è la parte in cui si riconosce Alberto. Lui si dichiara piuttosto a favore di una produzione di “oggetti emozionali”.

“Per certo non volevo fare niente che fosse per me normale o seriale”.

Non è design neppure nella sua versione di prodotto di lavoro in team, in cui ogni componente contribuisce al risultato finale del progetto.

E’ piuttosto:

 “quel piglio in più che mi ha rafforzato nelle mie intenzioni e nell’ idea che volevo realizzare”.

Con uno stereotipo questo tratto caratteriale si può far risalire alla sua origine geografica: da buon romagnolo Alberto vive nella terra del divertimento e dello spirito libero e più godereccio dell’Emilia Romagna. Non poteva non esserne il giusto figlio.
E tra i clienti di Vibrazioni Art Design c’è chi la sedia l’ha attaccata al proprio muro di casa, come se fosse un’opera d’arte.

”Perché l’oggetto deve interagire sia visivamente che fisicamente con la persona”.

Ma perché le sedie? L’esordio della carriera avviene con le lampade. Il primo prodotto era più una prova tecnica di produzione”, senza forma propria e rappresentava un test per sperimentare saldatura e colore.

Sedie - Vibrazioni Art Design- foto di VAD

Sedie – Vibrazioni Art Design- foto di VAD

Sulla sedia si sono misurati più o meno tutti i settori del design, anche perché nell’ambito del complemento d’ arredo è un oggetto di uso comune e facilmente collocabile. E’ più facile dell’armadio e meno impegnativo di una lampada che – se inappropriata – può rovinare un’ ambientazione. La sedia può essere bella anche da sola e vincola meno l’arredamento. E’ imitabile, ma il gusto delle proporzioni, la combinazione dei materiali e dei colori, è una scelta che nasce dalla propria sensibilità e dalla poetica del creatore.
Alberto ne progetta diversi modelli senza per questo sentirsi un artista, almeno nella connotazione più popolare del termine che lo vuole rappresentato come una persona fuori dagli schemi. Lui si sente più un artigiano che segue una strada tutta sua personale, fuori dai concetti preconfezionati.

E poi la scuola.

Ma dietro al successo c’è anche quella parte della storia – meno cara ai bambini, mitizzata talvolta dai grandi – che riguarda la scuola. Comincia col triennio al Ballardini, l’ Istituto d’arte di Faenza

Insegna dell'Istituto d'arte Balalrdini a Faenza

Insegna dell’Istituto d’arte Ballardini a Faenza

ad indirizzo ceramico, e prosegue con un biennio di perfezionamento aperto a tutte le persone, di tutte le età e da tutto il mondo. Un’esperienza quest’ultima che ha rappresentato una fonte ricchissima da cui ricevere e dare stimoli diversi, complici le diverse provenienze, i differenti linguaggi, ed un approccio formativo meno rigido.

Gli insegnanti, quegli individui determinanti nella vita di tutti gli studenti di tutte le età e in cui per caso Alberto si è imbattuto, erano artisti affermati nel campo ceramico (Emidio Galassi, Stefano Merli, ecc.), docenti con un “approccio alla pari” rispetto agli studenti, pronti a concedere massima libertà e fiducia agli allievi nello svolgimento dei loro compiti. Altra cosa da papà Simon de “La guerra dei bottoni”.

La scuola è stata anche una palestra per affinare un metodo nell’ approcciare un progetto di lavoro, ed insieme un allenamento alla manualità nella materia ceramica. E’ una materia prima fragile e delicata, unica nel formare a questa specifica abilità. Dopo il biennio di perfezionamento, il diploma di maturità. Dell’Università invece, l’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche, con sedi diverse in Italia), resta un ricordo più opaco, da cui emergono soprattutto reminescenze di dissenso e di disagio con i docenti incontrati.

Da grande.

Ma in questa storia, contano anche i momenti “tecnici” più rilevanti: il 2007 è l’anno della partecipazione al salone satellite di Milano. Qui debutta per la prima volta la sedia più semplice, la prima, quella con la lamiera che riporta la scritta “olio Fiat”.

Riccardo Zanobini - socio e mente commerciale -marketing di Vibrazioni Art Design

Riccardo Zanobini – socio e mente commerciale -marketing di Vibrazioni Art Design

E come in tutte le storie che si rispettino ci sono anche dei cavalieri bianchi. Il primo arriva a cavallo di una moto: è Riccardo Zanobini che entra in scena come componente la nuova compagine sociale di VAD che nel 2012 si trasforma in srl. Al creativo-artigiano non può mancare il commerciale-comunicatore. E quello è il ruolo di Riccardo.

Ma il cavaliere che ribalta completamente le sorti di VAD compare “magicamente” alla fiera Abitare il tempo, nell’ edizione del 2010. Lui è il proprietario di Baxter, azienda di arredo che produce divani in cuoio di alta gamma. Si presenta allo stand di VAD per acquistare dei pezzi per casa sua e da lì scrive il lieto fine (anche se il bello comincia giusto ora ..) di VAD..
Le strette porte della prestigiosa rete commerciale di Baxter – che rifornisce punti vendita nazionali selezionatissimi – miracolosamente si aprono, decretando un ingresso rapido ed a costo zero in una rete commerciale consolidata, e con marchi di nicchia prestigiosi (Boffi, ecc.). Il successivo Salone del Mobile  sancirà il successo acquisito.

Fine?

C’è una morale in questa storia?  Di morali non ce ne sono mai: solo begli esempi da capire. Viene da dire però che capacità, intuito e fortuna, servono tutte insieme, e che vi si può anche arrivare attraverso la fantasia, la creatività, la libertà, l’ intuito e il disinteresse che avevamo da bambini e che sono ora sepolti dentro.

Ma gli stessi bambini che abbiamo intorno a noi,  così come i vecchi, possono contagiarci positivamente.

Le risorse personali che possediamo, insieme alle visioni ed agli strumenti più evoluti di cui oggi disponiamo (vedi internet, web 2.0, tecnologie high tech ) e il know how (l’eperienza dei vecchi, dei maestri) possono dialogare insieme ed essere fortemente produttive e creatrici. Togliersi di dosso quel “vestito da grande” che ci siamo voluti ritagliare e che ci inscatola sarebbe però la prima cosa da fare. Forse così vivrebbero tutti non “felici e contenti”, ma più fiduciosi e ottimisti.

Ma come dice D.F.Wallace :

questa è l’acqua…..le realtà più ovvie, onnipresenti e importanti sono spesso più difficili da capire e da discutere”.

Sedie di Vibrazioni Art Design- particolari- foto di VAD

Sedie di Vibrazioni Art Design- particolari- foto di VAD