Un sabato sera a teatro: non al cinema, nè davanti alla tv….Magari dopo si può anche mangiare qualcosa con amici – in pizzeria o al ristorante – ma alle 20,30 si va a teatro, per uno spettacolo di prosa. Un teatro giovane e veloce come quello che lo spazio della Cavallerizza di Reggio Emilia riesce a regalare.
L’occasione per raccogliere l’invito è il corso organizzato da I Teatri di Reggio Emilia, #comunicateatro, nell’ambito dell’evento Macramé. In scena va Boston Marriage uno spettacolo di Nove Teatro di Novellara.
Il pubblico del sabato sera che deve decidere cosa fare, ha diverse opzioni: perché dovrebbe andare a teatro? Il sabato è per tutti “sacro”: si deve stare bene, ci si deve divertire, rilassare, permettendosi anche qualche strappo alla regola.
La magia del palcoscenico tuttavia, per chi l’ha provata, è un momento speciale: lì, davanti alla scena, ci si riempie di immaginazione e si riesce ad immaginare, pronti a scoprire qualcosa di nuovo, che ci aiuti a decifrare i nostri pezzi sparsi.
A teatro – a differenza di altri spazi di divertimento – c’è, e vive, un mondo che incontra le persone, coi tempi lenti e respirati degli individui. Nessun effetto speciale o in 3D, nè controfigure veloci e mutanti come quelle delle app dei giochi dello smartphone. A teatro ci si siede accanto al vicino di poltrona, di fronte all’attore che recita, aspettando che inizi lo spettacolo nel foyer, con altri che aspettano, dopo aver attraversato lo ZTL della città, magari a piedi.
Lì c’è’ il mondo che puoi toccare e sentire. La vita che passa attraverso le scenografie e la lentezza dei tempi della persona e che – con parole, pause, immagini – scorre proprio come nella vita reale.
Anche in questi contesti c’è un grande lavoro di vera artigianalità.
Si comincia con l’allestimento delle scene e si arriva fino alla scelta degli abiti e la realizzazione dei trucchi e delle acconciature. Dietro le quinte si muovono le attrici, il regista, lo scenografo, ma anche l’allestitore, il costumista, il truccatore. Persone che animano lo spettacolo , spesso invisibili.
Gabriele Tesauri è il regista: in questo caso è l’unico uomo – pochi per Boston Marriage – in una pièce completamente al femminile.
Carolina – alias Anna, di Boston Marriage – già al bar confessa che nella vita reale ormai parla con le battute del suo personaggio: non è più lei. Alle prove davvero non si vede la differenza: scanzonata, portamento disinvolto, parla e si muove sciolta con la sua acconciatura tutta boccoli e shatush.
Valeria, ha uno sguardo azzurro che ti trapassa senza esitazioni: sulla scena lei è Claire.
Entrambe escono da una scuola di recitazione: la Gaiety School of Acting di Dublino, Carolina, e la scuola di Paolo Grassi con Gabriele Vacis, Valeria.
Eva interpreta invece il ruolo di Catherine, la cameriera goffa e impacciata. Una laurea al DAMS, frequenta numerosi laboratori teatrali della scuola romana. Abbigliamento sportivo, piglio deciso e un po’ laconico, che non fa concessioni alla dolcezza dei suoi lineamenti. Sembra la più giovane del gruppo.
Due mondi: gli attori recitanti e le persone della vita vera. Insieme per divertirsi, immedesimarsi nell’altro da sé ma anche e soprattutto per fare un lavoro.
Non c’è solo l’ arte – quella in grado di rendere piacevole una serata e di portare “regali” al pubblico -. Il teatro parla anche il linguaggio economico delle professioni.
E’ una passione che l’attore sceglie anche per realizzare un proprio status personale, e che la compagnia teatrale adotta come propria missione, senza mai dimenticarne la sostenibilità economica.
Oggi, insieme alla recitazione, serve fare anche altri mestieri collegati, come i laboratori e le scuole. Il teatro contiene professionalità affascinanti ma che non possono evitare le fatiche nè la dura ricerca di un pubblico pagante.
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