Conoscere, fare e saper ascoltare: le regole alla Summer School di Alma

Pomodoro cuore di bue presso le coltivazioni del Podere Stuard - Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

Pomodoro cuore di bue presso le coltivazioni del Podere Stuard – Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

Voi dovete conoscere la materia prima che utilizzate! Dovete saper distinguere cos’è un pomodoro ‘cuore di bue’ da quello che vi viene rifilato alla rivendita!” : con queste parole lo chef Cristian Broglia, insegnante ad Alma Scuola internazionale di Cucina, fissa nella memoria dei ragazzi che hanno partecipato all’ottava edizione della Summer School, uno dei requisiti fondamentali per una preparazione adeguata al mestiere che eserciteranno: la conoscenza approfondita della materia prima.

Lo chef Cristian Broglia durante la raccolta ortaggi - Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

Lo chef Cristian Broglia durante la raccolta ortaggi – Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

Un’esperienza straordinaria per loro, tra i migliori diplomati in Italia negli Istituti Alberghieri, un momento che stimola riflessioni importanti per me.

La scuola, la conoscenza e il fare

D’estate le scuole sono una bella occasione per capire meglio il tema della conoscenza, che è un punto centrale nella modernità.

Preparativi della sala buffet - Alma Scuola di Cucina , Summer School 2015

Preparativi della sala buffet – Alma Scuola di Cucina , Summer School 2015

Una scuola di cucina dovrebbe comprendere anche tutto ciò che è collegato con la sala, il luogo in cui la cena o il pranzo saranno serviti. Quello è una sorta di “palcoscenico” in cui va in scena lo spettacolo del cibo. E gli spettatori sono una popolazione variegata, mediamente non sempre così preparati a capire cosa stanno mangiando, quindi critici inclementi e a volte incompetenti dei piatti serviti. Conoscere quello che viene servito è l’anticamera per apprezzare da ogni punto di vista il pasto che solo da lì in poi potrà diventare un vero momento di piacere. Per questo serve uno chef che sia in grado di preparare cibo “comprensibile”, con materie prime selezionate, attento alla combinazione dei sapori, e per questo servirà anche un responsabile di sala capace di trasmettere al cliente, avventore del locale, il racconto di quanto è contenuto in quel piatto. Il cuoco ne catturerà il palato e il maître di sala, l’attenzione. Un lavoro di squadra che richiede grande sintonia col resto dell’équipe in cucina e con gli addetti alla sala. Un vero e proprio lavoro organizzato, con le dinamiche tipiche della ristorazione, così come lo è il lavoro in azienda col Product Manager (lo chef e lo staff dei collaboratori in cucina) che crea il prodotto e il Direttore Commerciale (i responsabili di sala e i collaboratori in sala) con gli area manager che vendono. Un sistema che in modo analogo ripete attriti ed equilibri dell’ambiente aziendale: la proprietà o la direzione generale devono essere capaci di assicurarne armonia, lavoro di gruppo e sostenibilità economica.

Come in azienda per le diverse professionalità, in un mercato affollato come quello della ristorazione e con una clientela tanto esigente, oggi è fondamentale che ogni addetto del ristorante sia preparato.

Alla Summer School di Alma

Nella giornata trascorsa ad Alma, per vedere cosa succede alla Summer School, ho potuto toccare con mano come si struttura una preparazione qualificata, la stessa con la quale questi ragazzi, futuri chef o maître di sala, ci rappresenteranno nel mondo.

Visita al Podere Stuard - Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

Visita al Podere Stuard – Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

Così giovedì siamo andati al Podere Stuard azienda agraria che si occupa di fare ricerca e sperimentazioni a salvaguardia della biodiversità, per la tutela delle specie antiche. Qui ho avuto un assaggio di una formazione in cui la materia è affrontata direttamente lungo tutta la sua filiera. Il passo successivo è stato difatti quello di recarci nella serra di un’azienda agricola locale a raccogliere le verdure per la preparazione della cena.

Vedere nelle proprie mani, parlando direttamente col produttore, i pomodori, i peperoni, le cipolle e le melanzane, è assolutamente un’altra cosa che andare al supermercato o in negozio. Lì tu guardi il prodotto che ti richiama coi suoi colori, la sua consistenza e il suo profumo, lo scegli, lo riponi nel cesto e lo porti via prefigurandoti già come lo utilizzerai e cosa ne farai e quali sorprese ti potrà regalare quando lo lavori. Palpi gli ortaggi con sensi diversi dal farteli servire da un addetto del negozio o incelofanati al supermercato.

Tutt’un’altra cosa. Si tratta di un’esperienza da mettere nel proprio bagaglio culturale perché servirà nella propria vita lavorativa.

Carro di cipolle napoletane all'azienda agricola -  Alma Scuola di Cucina - Summer School 2015

Carro di cipolle napoletane all’azienda agricola – Alma Scuola di Cucina – Summer School 2015

E con il maestro chef non c’è mica tanto da fare i furbi: la divisa deve essere pulita e in ordine, il piano di lavoro altrettanto, serve sapersi organizzare, preparando tutti gli ingredienti necessari, capire le terminologie precise dei tagli delle verdure e dei pezzi di carne, delle loro lavorazioni (es.: tonno di coniglio), delle salse (salsa bearnese, cos’è?) e della pasticceria. Sapere quali coltelli o pentole utilizzare e organizzarsi per mantenere la propria postazione in ordine e pulita. Serve lavorare a stretto contatto anche con tanti altri, in spazi stretti e caldi, senza sgomitare, protestare né fare troppa confusione.

Lo chef Cristian Broglia assegna le preparazioni agli allievi - Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

Lo chef Cristian Broglia assegna le preparazioni agli allievi – Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

E per quanto riguarda gli addetti alla sala, il maître/sommelier, docente per Alma Wine Academy, Roberto Gardini ci dà una dimostrazione di quali abilità servono. Mostra come sbucciare e tagliare con coltello e forchetta la frutta, come preparare alla lampada le crêpes suzettes e la banana flambée, e come comportarsi in sala, con un sorriso sempre disponibile e uno sguardo vigile a servizio del cliente. Questa figura, per preparare la quale è partito quest’anno ad Alma un corso specifico, è il punto di raccordo tra il cibo servito e l’immagine di un ristorante capace di comunicare la propria qualità in modo completo.

Il Maitre sommelier Roberto Gardini mentre dà prova dell'attività di sbucciare e tagliare con cortello e forchetta - Summer School 2015

Il Maitre sommelier Roberto Gardini mentre dà prova dell’attività di sbucciare e tagliare con cortello e forchetta – Summer School 2015

Nulla è dato per scontato perché saper fare è un’attività che non si improvvisa in un contesto dove le esigenze sono elevate e dove le professionalità presenti sono numerose. Saper fare è il frutto di conoscenza ed esperienza di lunga data. La scuola serve anche ad accelerare questo percorso grazie soprattutto all’esempio ed all’esperienza che i maestri possono trasmettere.

I ragazzi al lavoro per la preparazione della cena - Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

I ragazzi al lavoro per la preparazione della cena – Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

Forza di volontà, autodisciplina, resistenza alle fatiche ed al sacrificio: non sono elementi che tutti si sentono disponibili a sostenere.

Fare cucina, come tanti altri lavori che hanno a che vedere con la manualità, non è un mestiere per tutti. Non è solo spettacolo, anche se preparare uno spettacolo teatrale per esempio richiede studio, preparazione, attitudine alla recitazione e sacrificio. E lo spettacolo a cui assiste il consumatore andrebbe per questo essere raccontato anche nella sua preparazione dietro le quinte perché solo così il consumatore può essere messo in condizione di capire cosa sta approcciando.

Pausa pranzo alle 14 in cucina  - Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

Pausa pranzo alle 14 in cucina – Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

E il cliente?

Ma il cliente che siede al tavolo è in grado di leggere tutto questo? Dall’esperienza sensoriale del piatto che gusta davanti a sè, all’atmosfera dell’ambiente della sala con gli arredi, il profumo e il sottofondo acustico, fino al racconto del maître-sommelier – figura poliedrica, con competenze diverse – da tutto ciò dipenderà la buona riuscita del pasto e il suo apprezzamento.

Il menu della cena del 6 agosto - Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

Il menu della cena del 6 agosto – Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

Non si può essere solo e sempre consumatori compulsivi che, acquistato qualcosa, necessitano immediatamente dopo ancora di qualcos’altro per soddisfare una brama insaziabile di possesso. Anche il cliente deve essere educato e lo si può fare raccontandogli cosa fa chi produce, rendendolo consapevole della sua avventura.

Con onestà ed autenticità, per recuperare le radici dei gesti che facciamo, le origini del piacere.

Il “fare” nella scuola

L’esperienza che ho letto nelle facce dei ragazzi davanti a chi spiegava in modo didascalico era inizialmente quella di subire passivamente la lezione ma subito dopo le loro facce cambiavano quando li si metteva direttamente all’opera, coi prodotti, con le mani, con il fare.

I ragazzi durante la visita al Podere Stuard - Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

I ragazzi durante la visita al Podere Stuard – Summer School 2015 di Alma La Scuola di Cucina

Quando la scuola si apre al paradigma del lavoro nella didattica, essa utilizza un metodo che porta al centro dell’attenzione il rapporto con la realtà. E poiché il lavoro è guidato in prevalenza dall’esperienza, di cui il pensiero è la sintesi successiva, è più difficile manipolare gli alunni al volere dei maestri, quindi sarà più facile lasciare maggior spazio alla creatività individuale.

Il lavoro artigianale, fatto “a regola d’arte”, è l’anticamera per arrivare alla bellezza in modo esperienziale, come risultato del lavoro delle mani sulla materia prima. Questa stessa esperienza è il modo più semplice per comprendere anche la bellezza di una poesia, o di un testo letterario, o di un dipinto o di un’equazione matematica, perché ci introduce al lavoro intellettuale attraverso l’ esperienza reale.

Reggia di Colorno sede di Alma Scuola di Cucina - Summer School 2015

Reggia di Colorno sede di Alma Scuola di Cucina – Summer School 2015

La scuola deve essere un luogo dove il “come si fa” spalanca a domande sul “perché si fa”, dove ”il fare” è il luogo “drammatico” del rapporto con il significato delle cose e quindi il palcoscenico per una maturazione vera dei ragazzi, dei cittadini.

Voglio una scuola così.

La scuola delle favole, il suo maestro-artigiano e il corso di stop motion.

Il portone d’accesso.

“Non aprite quella porta” titolava una serie di film horror. A dispetto del titolo cinematografico, non è detto che dietro un uscio si nascondano sempre realtà scomode. Anzi, lo sguardo sullo spaventoso/inguardabile può rivelarne lati nascosti e renderci anche gli unici custodi di quel segreto.

portone d'ingresso di Palazzo Compagnoni Marefoschi- Macerata

portone d’ingresso di Palazzo Compagnoni Marefoschi- Macerata

Dietro questo portone, in via Don Minzoni, a Macerata, nello storico Palazzo Compagnoni Marefoschi, c’è un’antico scalone in pietra dal quale si arriva al primo piano, in una delle più famose scuole di Illustrazione d’Italia. Già il nome è l’anticipazione di un programma: Ars in Fabula alias la Fabbrica delle Favole.

Guai piuttosto a non aprirla quella porta! Chi entra in uno dei corsi di questa scuola – i cui ambienti sono un invito ad iscriversi – è senz’altro una persona dotata di creatività, immaginazione, mano sicura e senso estetico: gli ingredienti base di chi sa disegnare, anzi, creare.

La scuola: la fabbrica delle favole.

Primo piano, pianerottolo ingresso Ars in Fabula - Palazzo Compagnoni Marefoschi- Macerata-

Primo piano, pianerottolo ingresso Ars in Fabula – Palazzo Compagnoni Marefoschi- Macerata-

Ars in Fabula è una scuola di illustrazione specializzata nell’editoria per ragazzi. Come già detto, il talento da solo non basta: la scuola specializzata, coi suoi maestri esperti, può insegnare tecnica, competenze organizzative, gestionali e narrative. Quanto serve per fare il mestiere. Qui insegnano illustratori professionisti di livello internazionale, e qui ha luogo uno degli unici master accademici riconosciuti dal MIUR in illustrazione editoriale. Un master-lavoro durante il quale ogni allievo si dedica ad un progetto-libro assegnato dagli editori in partnership con la scuola. Il master si conclude con l’eventuale pubblicazione del libro realizzato, siglando un contratto con l’editore committente.

Durante l’estate, Ars in Fabula si trasforma in Summer School e propone corsi di basic design e di visual style.

Ma quello che vorrei raccontare qui è il corso di Stop Motion: un corso di tecniche base di animazione, della durata di una settimana, condotto dall’artista-regista Stefano Bessoni .

La stop motion.

Cos’è la stop motion? A detta del suo stesso massimo esperto nazionale, nonché insegnante, Stefano Bessoni, la stop motion ha a che fare con i laboratori di artigiani-alchimisti che, grazie soprattutto al successo delle produzioni del regista Tim Burton, negli ultimi anni hanno avuto la possibilità di uscire alla ribalta, fuori dagli “scantinati” dove inventavano i loro pupazzi e le loro storie.

La stop motionè una tecnica cinematografica di animazione caratterizzata dalla possibilità di scattare fotogrammi singoli, uno alla volta (…) che, rivisti alla giusta velocità di scorrimento, permetteranno il movimento del soggetto inquadrato, creando la fantastica illusione di aver preso vita” (dal libro “Stop Motion – La fabbrica delle meraviglie” di S. Bessoni).

I film che l’hanno portata alla ribalta negli ultimi anni sono Box Trolls, Frankenweenie, Coraline, Nightmare before Christmas, Wallace and Gromit: la maledizione del coniglio mannaro, e Paranorman. Tutti film di animazione che piacciono anche agli adulti amanti del genere.

Stefano Bessoni - foto Ars in Fabula - luglio 2015

Stefano Bessoni – foto Ars in Fabula – luglio 2015

E’ a  Luglio che ad Ars in Fabula Summer School, si tiene il corso di stop motion. Stefano Bessoni, oltre ad essere artista e regista è anche un famoso illustratore. Famosi i suoi recenti libri  Pinocchio o Alice sotto terra. I suoi personaggi sono amatissimi perchè rappresentano figure non imbellettate non ammiccanti. Anzi, sono piuttosto figure dissacratorie, che aiutano ad esorcizzare le paure. Personaggi ossuti, spesso simili a morti viventi, persi in questo mondo difficile e complicato, coi loro occhi sbarrati, dalle coloratissime apparenze, vividi, con quell’aria così sognante, sempre alla ricerca di qualcosa di più bello.

Sognatore – nel senso più immaginativo e creativo del termine – è anche lui. Una persona che spicca per modestia e capacità di mettersi al pari dei suoi allievi, e per saper ricreare per loro, in aula, un’atmosfera divertente. Tutto quello che di solito manca a scuola o al lavoro.

I ragazzi incontrati qui al corso provengono dall’ accademia di belle arti o comunque, quando non arrivano dal mondo del disegno, hanno per esso una passione speciale. E tutti conservano quella faccia da bambino che guarda al mondo con lo stupore un po’ “infantile” di chi sembra sempre alla scoperta di tutto.

Le tappe del lavoro.

Prima di procedere con l’animazione – l’essenza della stop motion – è necessario creare il proprio burattino che rappresenta la materia prima del lavoro filmico.

Partendo dalla progettazione su carta del proprio personaggio, se ne verifica la fattibilità e la nebulosa di idee che ribolle nel cervello verrà così finalmente tradotta in un oggetto definitivo e concreto.

Quindi si procede con la realizzazione dello scheletro, la base su cui costruire il corpo del soggetto. I materiali disponibili sono diversi e variano anche in relazione ai volumi ed alla parte da realizzare: si valuterà l’ espressione da attribuire al viso, alla bocca e agli occhi, la mimica delle mani e degli arti  Infine, bisognerà dipingere il corpo e il viso e cucire gli abiti che il burattino indosserà.

Pronti per “animare”.

Attraverso l’abilità delle mani e la conoscenza dei materiali utilizzabili si potrà trasferire l’ idea del personaggio nel pupazzo finale restituendo al mondo quello che prima si era solo immaginato.

Se all’immaginazione non corrisponde tecnica, pratica e consapevolezza, il lavoro sarà sicuramente molto più complesso.

There’s something magical -almost alchemical- in the Stop Motion Animation world: the animation can give a chance to a concept which at the beginning exists just in the animator’s mind. After a tiring and long work that precise concept becomes concrete and real as a puppet. And then it can take its own ransom moving and becoming alive.

When I saw Ada moving on the screen for few seconds I felt all the magic behind this crazy process. All my tiredness was repaid with satisfaction and happiness.”

Così Laura, illustratrice per bambini e allieva al corso di luglio, nel suo blog a fine corso.

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al pc per l’animazione – Corso di Stop Motion con S. Bessoni – Summer School Ars in Fabula – Macerata – Luglio 2015

Carmen, una ragazza che nel lavoro si occupa di grafica, mi ha riferito che tutti hanno molto apprezzato il corso di stop motion soprattutto perché si è appresa una tecnica. Rientrati a casa si potrà sperimentarla e cominciare fin da subito a realizzare qualcosa. Imparare a FARE: questo è l’aspetto più apprezzato.

Ma ancora: il corso è stato un successo perché stimolante – “ti fa venire voglia di provare e di continuare ad apprendere altri segreti della tecnica” mi dice Carmen – e “ci ha dato l’opportunità di incontrare persone interessanti con cui confrontarsi”. E soprattutto “l’aula è stata uno spazio non competitivo“, un luogo giocoso di apprendimento e di divertimento insieme. Quello che servirebbe sempre.

Le magie che accadono.

Una magia che comincia dal portone fin nell’ingresso della scuola e prosegue col suo maestro e i risultati del corso.

un progetto di Mattia per il corso di Stop Motion - Summer School Ars in Fabula - Macerata - Luglio 2015

un progetto di Mattia per il corso di Stop Motion – Summer School Ars in Fabula – Macerata – Luglio 2015

Ma la magia non consiste solo nell’alchimia del movimento del burattino. Quando con le proprie mani si riesce a svelare nell’oggetto creato la propria natura, ci si rivela nella propria essenza di artefice.  La relazione tra ciò che appare dell’individuo creatore e ciò che è realmente, si chiarisce al mondo.

Timidi, o a disagio, incompresi o anche disabili (l’Atelier dell’errore è emblematico al riguardo), tutti hanno un talento. E’ fortunato chi ha doti spiccate e méntori al proprio fianco perchè riuscirà a spianarsi la strada prima ed a crescere presto per  “volare” lontano.

Tuttavia spesso queste sono porte che non sempre è conveniente nè facile aprire, perchè faticose e impegnative. Solo gli insegnanti, i genitori, gli amici, possono sollecitare gli spiriti creativi nei loro talenti. Possono spendersi per seminare le loro conoscenze ed i loro stimoli e vederli poi ricrescere rinfrescati nelle persone che hanno un talento. Questa è la creazione più importante che potranno compiere, per sè, per gli altri e per tutti.

Abbiamo bisogno di liberare energie creative senza temerne la forza, senza dover pensare se daranno un lavoro o meno, perché è dalle nuove idee che nascono nuove opportunità.

pupazzo realizzato al corso di Stop Motion con S. Bessoni - Summer School Ars in Fabula - Macerata - Luglio 2015

pupazzo realizzato al corso di Stop Motion con S. Bessoni – Summer School Ars in Fabula – Macerata – Luglio 2015

(P.S.: qui il video del lavoro di Box Trolls)

L’archivio del saper fare della moda

La Moda utile.

dalla mostra Il Gusto della Contaminazione - Modena 28 maggio-19 luglio 2015- Cappello Fiori e Frutta

dalla mostra Il Gusto della Contaminazione – Modena 28 maggio-19 luglio 2015- Cappello Fiori e Frutta

La moda è per le donne – ma non solo – un mondo ricco di fascino e insieme uno strumento per la propria bellezza e il proprio charme. Un mondo identificato spesso come “effimero”,  fatto dei sogni del protagonismo estetico di ognuno . Gli anni ‘80-2000 rappresenteranno l’ apoteosi del fashion system e insieme la celebrazione di “dandismo ” e “yuppismo” nei costumi. Forse quel periodo non sarà neppure più replicabile, tuttavia, il mondo della moda ha rappresentato – qui in Emilia, in particolare – una importante fonte di attività per molte donne, e uomini. Inoltre è il contenitore di gusto e cultura di un periodo, la storia di noi tutti attraverso i segni e i simboli di un’epoca. Ma oggi è anche un’altra storia…

La Moda alle origini…

Quando dal secondo dopoguerra le opportunità ed i bisogni da soddisfare si sono resi più urgenti, la gente dell’Emilia – Romagna, terra di contadini e botteghe artigiane, ha riposto ad essi tempestivamente con l’intraprendenza e la laboriosità che la caratterizzano.

addetta alle riparazioni presso Modateca Deanna

addetta alle riparazioni presso Modateca Deanna

Grazie alla moda anche le donne, impegnate tra famiglia e casa, hanno potuto dedicarsi ad una “produzione manifatturiera” senza dover sacrificare per questo gli impegni domestici e contribuendo così all’ economia familiare attraverso le proprie mani ed una macchina da cucire collocata nella cucina, tra i fornelli. Si fa risalire l’origine dell’organizzazione del lavoro di queste singole sartine, camiciaie e magliaie all’ arte del truciolo, che diffonde in Emilia la cultura dei “gruppisti”, cioè di coloro che tenevano le fila dei diversi artigiani lavoranti al proprio domicilio. Da lì il passo è stato breve verso il consolidamento negli anni ’50-’60 della lavorazione meccanica della maglieria che porrà le basi del distretto tessile di Carpi e della Romagna. Qui avrà sede la produzione di eccellenza della maglia nella moda Made in Italy.

macchine lavorazione maglia - archivio Modateca Deanna

macchine lavorazione maglia – archivio Modateca Deanna

Sono già gli anni ’70, quelli in cui le produzioni diversificate e differenziate per uso, stile di vita, età e condizione economica prefigureranno nuove professionalità come quelle di modellista, stilista, responsabili di prodotto, per citarne solo alcune. Senza dimenticare il ruolo delle tante imprenditrici del settore.

Il libro “Donne nella moda” racconta le storie vere di alcune delle protagoniste del settore in provincia di Reggio Emilia: sono storie reali, seppur romanzate – come succede quando si riannodano i fili dei ricordi – ma sono storie che ci interpellano sul futuro. Anche perché alcune di queste rappresentano un momento definitivamente concluso (Maska, per esempio o Mariella Burani, importanti aziende locali entrambe fallite).

La Moda secondo Miss Deanna

Deanna Ferretti Veroni - archivio foto Modateca Deanna

Deanna Ferretti Veroni – archivio foto Modateca Deanna

La storia di Deanna Ferretti Veroni, titolare dell’azienda Miss Deanna, è diversa da tutte le altre. Anche lei ha iniziato negli anni ’60, finite le scuole commerciali, cominciando con intraprendenza, volontà e senz’altro anche quel po’di fortuna che serve non lasciarsi sfuggire. Così appare nel suo racconto. Ma quello che più colpisce, e che la differenzia da tutte le altre protagoniste, è – oltre alla sua sensibilità artistica – il fatto che lei sia riuscita a cogliere nella collaborazione con i “giovani d’oggi” (stilisti soprattutto) un’opportunità che potremmo chiamare “intergenerazionale”. Il professionista maturo lavorando in sinergia col giovane designer creativo riesce a sperimentare nuove alternative di produzione, innovando. Altre donne, forse perché in ruoli diversi, forse perché non sempre imprenditrici, nel libro sono più “autoreferenziali”.  Spesso si soffermano a rimarcare soprattutto la loro forte dedizione al mestiere ed a contrapporsi alle generazioni attuali, reputate così diverse nei loro ideali di autoaffermazione. Un cliché che non tiene conto della profonda differenza tra ieri e oggi.

Modateca prima e poi

24/11/2008 - San Martino in Rio - Italia - Nuovi spazi e nuova disposizione dei capi del Centro Internazionale Documentazione Moda MODATECA DEANNA. Autunno/Inverno 2008 - Photo Stefania IEMMI

24/11/2008 – San Martino in Rio – Italia – Nuovi spazi e nuova disposizione dei capi del Centro Internazionale Documentazione Moda MODATECA DEANNA. Autunno/Inverno 2008 – Photo Stefania IEMMI

Miss Deanna nasce come azienda produttrice di maglieria nel 1970 scommettendo sulla collaborazione con l’allora giovane stilista Kenzo. Nel 2002 viene ceduta al Gruppo Armani e nel 2014 viene trasferita definitivamente a Baggiovara di Modena.

Cosa rimane di quel passaggio che non è solo generazionale ma anche strutturale, visto che Miss Deanna non esiste più?

Rimane un archivio ricchissimo con più di 50.000 capi creati da stilisti famosi – da Kenzo a Giorgio Armani e Krizia, da Martin Margiela a Neil Barret e Lawrence Steele, inclusi capi reperiti da altri marchi come Mariella Burani che hanno fatto la storia della moda, ed i capi qui archiviati dagli stessi stilisti che vi depositano le loro collezioni storiche. Non ci sono solo abiti preziosi che danno testimonianza dell’ideazione dei creativi, ma anche un compendio delle lavorazioni tecniche e dei materiali utilizzati e dai quali risalire alle lavorazioni e produzioni del passato. Un archivio appunto del saper fare. Accanto a questi capi sono disponibili gli accessori, i filati, i telini prova, i campionari di tessuti. E ancora, le riviste d’epoca di moda, i libri, le foto, la documentazione delle immagini di sfilate e tutto quello che può testimoniare lo stile fashion di un periodo

Sonia Veroni - archivio Modateca Deanna

Sonia Veroni – archivio Modateca Deanna

Nel 2004 così, all’interno di alcuni spazi del maglificio Miss Deanna, prenderà sede Modateca Deanna. Il progetto è innovativo ed alla sua ideazione provvede Sonia Veroni, figlia della fondatrice Deanna, e richiamata dagli USA in Italia per consentire una nuova vita al patrimonio di prodotti rimasto all’azienda.

Oggi questo patrimonio viene messo a disposizione degli uffici stile, dei professionisti e delle scuole (come il Naba o l’Università del design di Milano) per essere consultati, studiati e ripensati attraverso servizi di didattica, ricerca on site e ricerca personalizzata. Ma non solo: Sonia collabora come curatrice alla realizzazione di varie mostre di cui l’ultima qui a Modena.

A Modateca funzionano un archivio campionario, con le linee di maglieria di Miss Deanna dal 1960 al 2004 e costituito dagli oltre 10.000 capi; un archivio vintage, di 40.000 capi attraverso i quali è possibile seguire il trend dello stile dai primi del ‘900 fino ai giorni nostri; un archivio tecnico, utile per studiare le varie tecniche di costruzione dei capi e il loro diverso confezionamento nel tempo in relazione alle tendenze; la biblioteca, con più di 3.000 volumi di soggetti ed epoche diverse e l’ emeroteca, con oltre 20.000 numeri tra le più famose testate a livello internazionale, dai primi del ‘900 ad oggi e reportage delle sfilate di Pret-à-Porter ed Alta Moda di  New York, Londra, Milano, Parigi.

Il materiale è una ricca fonte di ispirazione creativa e produttiva a disposizione del pubblico specializzato del settore.

Sonia è entrata nel 2013 ed ha impiegato due anni, fino al 2015, per organizzare Modateca così come lei la concepiva. Oggi l’esposizione cambia e viene integrata, in un continuo aggiornamento ogni 6 mesi.

Il futuro e le sue geografie creative

Mostra anni '80 Modena, maggio 2014

Mostra anni ’80 Modena, maggio 2014 – Archivio foto Modateca Deanna

Questo esperimento testimonia la geniale evoluzione di un’attività familiare che può ben essere presa a paradigma di come la tradizione può evolvere in modo creativo, pur a fronte della crisi del settore, trasformandosi addirittura in un ulteriore successo. E’ la dimostrazione ancora che dalla cultura del lavoro del passato si possono recuperare ed aggiornare gli spunti per produrre innovazione. Se la tendenza che manifestano oggi gli Stati Uniti, passati da un’economia manifatturiera ad una fondata sulla conoscenza e sull’innovazione, è paradigmatica per l’evoluzione futura dell’economia italiana, questo esempio incarna quell’idea in modo “italiano”.

Moretti ben sintetizza il fenomeno scrivendo che:

il fattore produttivo essenziale sono le persone: sono loro a sformare nuove idee (….) quindi non il capitale fisico , o qualche materia prima, ma la creatività, (….) e l’ecosistema produttivo in cui è inserita (la città e l’ambiente)” (da La nuova geografia del lavoro).

La mostra La mostra “Il Gusto della Contaminazione” a Modena, curata in collaborazione da Sonia Veroni e Pietro Cantore, e visitabile dal 28 maggio al 19 luglio 2015, è un esempio tangibile di tutto questo.

Trasversalità, creatività e nessun indugio a rompere confini fino a poco fa temuti – come quelli tra cibo, vestire e arte-  rappresentati in questa mostra, stimolano nuove possibilità.
Per nuovi lavori, nuove imprese e per ripensarsi.

Senza racconti di parole lascio alle foto il compito di fare da guida al racconto e da sintesi finale.
Buona visione e buoni pensieri creativi a tutti!

* un grazie speciale a Sonia Veroni, titolare di Modateca, che mi ha accolta ed accompagnata attraverso la storia di Modateca Deanna e nella lettura della mostra di Modena, Il Gusto della Contaminazione.

Grazie anche alla sua assistente personale, Jessica Carlini ed a Moira che mi hanno accolte e aiutata nella mia visita reale agli archivi e biblio-fotografica, con pazienza.