Tour emiliano tra burattini e burattinai.

Il tour.

Pensare ad un viaggio di piacere in Emilia può sembrare improbabile. Eppure lì sono numerose le mete ricche di sorprese, se ci si lascia sedurre da un certo suo fascino.

Un tour inusuale e un po’ speciale potrebbe essere quello in visita ai musei dei burattini.

Mappa dei musei e dei fondi di burattini in Emilia Romagna- IBC E-R. cd."chi è di scena"

Mappa dei musei e dei fondi di burattini in Emilia Romagna- IBC E-R; fonte: CD : “Chi è di scena” 2009

Se capitate al Castello dei Burattini – il  Museo “Giordano Ferrari” di Parma – sarà impossibile non cogliere in quell’allestimento l’ amore del suo padre fondatore, il burattinaio parmigiano Giordano Ferrari, o meglio, sarà impossibile non percepire la pienezza di quella vita dedicata alle “teste di legno”.

La sua appassionata dedizione al mestiere si ritrova nelle sue stesse parole riportate nel cartellone che accoglie i visitatori all’ingresso: Ferrari le dedica ai burattinai, perchè “non vada perduto il ricordo di tutti i colleghi e i nuclei familiari che lottarono contro la miseria, le tribolazioni, con poche gioie e molti sacrifici per conservare e migliorare quest’arte nata, io penso, con l’uomo e donando ad essa, con semplicità, tutta la vita.” (foto)

In giro per le strade, nei mercati e nelle piazze delle città, i burattinai erano i cantautori, gli sceneggiatori teatrali, gli autori e i giornalisti dell’epoca, i comunicatori e gli artisti di strada di oggi, impersonati tutti in un’ unica medesima figura.

E l’Emilia Romagna rappresenta la terra dove, tra la fine del ‘700 e i primi dell’800, nasce e si sviluppa il maggior numero di burattinai. Due sono le scuole più famose che qui hanno origine: quella bolognese e quella modenese. Due saranno i diversi approcci che le distingueranno, in quanto riferiti ai diversi assetti politico-istituzionali dell’una e dell’altra sede (Bologna, Ferrara e la Romagna sono sotto lo Stato Pontificio, Modena, Reggio, Parma e Piacenza, sono invece Ducati).

I burattinai.

Veduta di Piazza Maggiore Bologna con casottino di burattini; sec. XVIII - Collez. Fondaz. Cassa Risp. BO

Veduta di Piazza Maggiore Bologna con casottino di burattini; sec. XVIII – Collez. Fondaz. Cassa Risp. BO

Già a partire dal 600-700 tutti i burattinai, chi più o chi meno con consapevolezza o con ingenuità, si facevano portavoce dei sentimenti popolari e del malcontento della gente.

Insieme alla gente condividevano riso e pianto, trasmettevano nelle piazze e nei mercati la loro satira politica e le notizie locali, e in tal modo ne diventavano i principali diffusori.

Il teatro dei burattini si esibiva in spettacoli sempre all’aperto, ed era un mestiere che aveva bisogno di spostarsi nelle diverse località, per produrre. Le sue rappresentazioni si basavano principalmente sulla parola, spesso sboccata e volgare, e quindi più esposte alla censura delle autorità.

Le maschere.

Dentro al Museo tantissimi sono i personaggi che si incontrano: le “maschere senza maschera” – cosiddette per contrapporle alle tipologie della Commedia dell’Arte (Arlecchino, Pulcinella,Brighella, Pantalone, ecc.) – ognuna tipicamente legata al territorio d’origine o alla scuola di riferimento.

Fagiolino - foto del Castello dei burattini di PR

Fagiolino – foto del Castello dei burattini di PR

Fagiolino è originario della zona allora più povera e malfamata di Bologna, Via del Pratello, dove bazzicavano delinquenti e prostitute: è impertinente, sboccato, vive di espedienti ma usa il bastone per difendere i più deboli. Sogna tagliatelle e giustizia per tutti.

Sandrone - Castello dei burattini PR

Sandrone – Castello dei burattini PR

Sandrone, personaggio ignorante ma furbo  di Modena, è un contadino di mezza età, ha un certo buon senso ma fuori dal suo ambiente combina solo pasticci. Dal 1846 diventa la  famiglia Pavironica, con la moglie Pulonia e  il figlio Sgorghiuelo.

Nel museo non poteva mancare il carattere parmigiano  diBargnòcla maschera Castello dei Burattini di PR

Bargnòcla – Castello dei Burattini di PR

Bargnòcla. Ispirato al calzolaio Vladimiro Valesi (o Favalesi), abitante dell’Oltretorrente (antica zona di Parma), deriva il suo nome dal grosso bernoccolo che ha sulla fronte  e che lui sostiene essere una “voglia di osso di prosciutto”. Non poteva quindi che essere simbolo di uno spirito gaudente, amante del cibo e del vino, dal carattere gioviale, sarcastico e polemico. Nel museo sono esposti diversi Bargnòcla che ne documentano l’evoluzione del carattere.

Bargnòcla - Castello dei Burattini PR

Bargnòcla – Castello dei Burattini PR

Gli spettacoli del teatro delle figure animate – quello dei burattini in particolare – sono tutti comici e i loro intrecci si basano sul conflitto. Si tratta di un tema vecchio come il mondo che mette in scena i litigi, i battibecchi e le invidie dei personaggi, ognuno intrappolato nella sua quotidiana lotta contro le ingiustizie, la miseria e la fame.

E il burattinaio, attraverso i suoi burattini, spesso non si esimeva dal dire la sua su tutto questo.

 Un mestiere dalle tante facce.

Il mestiere del burattinaio era meno oneroso di quello del marionettista e ciò lo ha reso un’attività più diffusa : non necessitava di strutture complesse nè di molte persone. Ne bastavano 2, attrezzate con la “muta”, cioè di tutte le teste di legno che servivano per gli spettacoli in repertorio.

Romano Danielli con Fagiolino e Sandrone - Foto IBC E-R

Romano Danielli con Fagiolino e Sandrone – Foto IBC E-R

Fare il  burattinaio tuttavia non significava solo metter in scena una rappresentazione: a volte,  quando non faceva ricorso ad intagliatori, ebanisti e scultori ( per es.: Enrico Frabboni, o Antonio Saccomanni di Lendinara intagliatore) che producevano i pezzi in sua vece, era lui stesso l‘intagliatore delle teste di legno della sua muta. Ne era anche il decoratore dei visi e il sarto produttore dei costumi.

Oggi.

Oggi di tutta questa tradizione è rimasta una  flebile traccia: i nuovi media, televisione, cinema e  web hanno il predominio sui ritmi e sugli spazi dello spettacolo e della comunicazione.

Ma sia chi si è guardato negli anni ’70 Topo Gigio o negli ’80 i Muppets Show, sia chi oggi guarda al cinema film d’animazione, come Box Trolls o Coraline, animati con la tecnica dello Stop Motion, non può dimenticare che si tratta dei pronipoti di quel mondo più lento ma lo stesso non meno fantastico dei burattini e delle marionette. Quel mondo ha avuto sviluppi e trasformazioni importanti il cui senso e la cui evoluzione conta anche per le tecniche future.

E fa piacere però sapere che ancora oggi sono rappresentati spettacoli bellissimi. Segnalo qui quelli del Teatro Gioco Vita di Piacenza (e non solo) che con nuove tecniche, nuovi linguaggi e rinnovate suggestioni riescono a far sognare non solo i bambini ma anche i grandi.

 

 Si ringrazia la dr.ssa Micaela Guarino di IBC Emilia Romagna per le preziose fonti che mi ha fornito per documentare questo articolo e si ringrazia IBC E-R per conservare, catalogare, restaurare e aver cura di questo patrimonio unico che possiamo così raccontare per raccontarci.