ll fare è anche meglio del pensare. (Breve intervista a una parrucchiera francese)

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Distruzione creatrice” è una frase shock di un economista del XX secolo (l’austriaco Schumpeter) ma che rende benissimo la fase di cambiamenti oggi in atto. Viene da chiedersi se è positivo creare sulle macerie della distruzione, e la risposta è che dipende da cosa si distrugge. Se pensiamo ai tabù ed agli stereotipi che hanno circolato (e continuano) fino ad ora, beh io direi: ben venga la distruzione a creare qualcosa di nuovo! Se sul campo di battaglia però restano soprattutto le macerie di posti di lavoro e delle famiglie distrutte, è bene fermarsi a pensarci su.
Ma quanti sono i ragazzi che oggi, nella gestione dei propri “mi piace” assegnerebbero un ‘pollice sollevato’ ai mestieri fatti con le mani? Sicuramente più di ieri ma ancora molto pochi rispetto a quanto sta accadendo oggi. Facile piuttosto vedere i nasi arricciati – quelli di genitori e zie – davanti all’idea del figlio/nipote che sceglie di lavorare con le mani, come artigiano, anzichè continuare gli studi universitari (stereotipo n 1 del lavoro).

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Per esempio, se si pensa al parrucchiere, cosa viene in mente? Non certo i nomi più blasonati (e strapagati) delle sfilate internazionali, per indicare i quali si abusa di appellativi esterofili (“hair stylist” o “coiffeur”)! Viene in mente invece la parrucchiera sotto casa, del salone-vista-passante, con donne imbigodinate (stereotipo n 2 del parrucchiere). Ma il contributo di conoscenze e competenze, del mestiere del parrucchiere o dell’estetista non sono così immediatamente evidenti nell’immaginario comune.

Foto tratta dal film "Il marito della parrucchiera"

Foto tratta dal film “Il marito della parrucchiera”

I film cult ambientati negli anni ’60 riprendono il cliché del luogo di ritrovo per donne frustrate (notevole tuttavia il loro contributo sociale!). Oggi i parrucchieri sono dei professionisti o piuttosto degli artigiani, come si è ribattezzato il negozio di parrucchieri del centro di Reggio Emilia Gate Artigiani Italiani Parrucchieri.

Maurizio Daddona all'opera per sfilata Italghisa - aprile 2014

Maurizio Daddona all’opera per sfilata Italghisa – aprile 2014

Il mestiere si fa solo dopo aver frequentato scuole specialistiche. Ma non basta, perché bisogna conoscere bene la materia prima e le tecnologie per trattarla (capelli e prodotti collegati) e nondimeno le tendenze stilistiche in atto. Si comincia col guardarsi intorno, con l’osservazione e l’ascolto attento della gente e dei personaggi più cool, e si continua con la ricerca, l’aggiornamento costante, i viaggi, le letture di tutto quanto fa tendenza. Una pratica che aggiunge alla conoscenza teorica il valore aggiunto del proprio gusto e della propria sensibilità. Un mix di cui, per altre vie, avevamo già indagato parlando di “restauratori”.
Queste sono le caratteristiche distintive che rendono tale il “mestiere fatto ad arte”. Questo è quanto va tutelato e garantito per tutte le attività lavorative, sia come professioni intellettuali che artigianali. Il resto è fuffa perchè comunque  “fare è pensare” (R. Sennet) e tra l’uno e l’altro non c’è alcuna combinazione gerarchica distintiva.

Laura Baudin al lavoro

Laura Baudin al lavoro

L’incontro da Gate con Laura  Baudin (foto) 23 anni, delle parti di Toulouse, qui in stage in virtù del suo iter scolastico alla Chambre de Métiers et de l’Artisanat di l’Aveyron, aggiunge conferme a queste osservazioni. Laura sta facendo un percorso di 4 anni, dopo aver interrotto un biennio di studi universitari. Alla scuola  impara biologia, chimica, coiffure, una settimana al mese, tra teoria e pratica insieme. Il resto del tempo è a disposizione: può investirlo come vuole, lavorando o curando i suoi hobbies. Laura lavora in un salone del paese di 15.000 abitanti dove vive. “I miei amici, non appena venivano a sapere cosa facevo cercavano di nascondere la loro sorpresa con aria di ‘compatimento'”. La parrucchiera? Meglio forse starsene a casa a studiare medicina, ancora ospiti dei propri genitori – sentendosi bambini a vita – per un titolo che oggi non dà più lavoro? La frase più significativa che Laura mi ha rilasciato è:”la vita è una ‘palette’ di opportunità e non c’è n’è che una: bisogna profittarne”. Vuole viaggiare, ama il cinema e l’arte ed è molto contenta di usare le mani perchè questo le consente anche di rilassarsi e di sfogare lo stress.
Laura è stata fortunata a ritrovarsi a Gate, uno spazio creativo dove stilisti del capello si prendono cura delle nostre ansie da look rimettendoci in forma nonostante la crisi del portafoglio.

Io condivido lo spirito che ispira la loro anima di artigiani. Uno spirito libero e divertito insieme, che non dimentica mai lo sforzo competente della ricerca del nuovo, della bellezza attraverso i suoi attributi e l’ascolto accogliente della gente che passa di lì.
Faccio mio parafrasandolo, il loro : “se osserviamo con calma e attenzione, possiamo scoprire cosa sia realmente un gesto, cosa ci sia dietro. Possiamo scoprire l’armonia del movimento, la ritualità dell’atto, l’eleganza di tutti i gesti che svelano un’unica alchimia: quella dei maestri artigiani, del lavoro paziente che svolgono nelle loro botteghe, per trasformare la bellezza in stile “.
Perchè la vera gioia è nel fare e nel creare e la virtù sta nel farlo bene.

Il restauro è “roba morta”?

Lavori di consolidamento - Foto Il Restauro srl - Villa Sesso (R.E.)

Lavoro di consolidamento – Foto Il Restauro srl – Villa Sesso (R.E.)

Tutti abbiamo una musa ispiratrice: i patiti del calcio hanno il proprio calciatore-mito, gli adolescenti, il divo- cantante di turno. Io sono stata ispirata a scrivere in questo blog dalla passione per la gente della mia terra e per i suoi artigiani. Li ho visti lavorare e fare veri e propri miracoli con la materia rimaneggiata nelle loro mani. Pochi le sanno usare e, negli ultimi tempi, la pratica è relegata nel sottoprodotto industriale o nell’attività di chi non ha successo.
Vederli, spinge a dire che l’artigiano sembra più un artista. E’ artigiano quello di oggi che restaura, e artista quello di ieri che produceva, o viceversa?
Non è facile rispondere, perchè in entrambi i casi conta solo  la bellezza, rinata grazie al gusto ed ai valori contemporanei che il restauratore è in grado di rendere.

Racconto breve di una storia di un restauro ligneo:

Le foto che seguono documentano meglio le parole.
Raccontano del restauro del Coro ligneo del XVI secolo della Chiesa di San Nicolò di Carpi, avvenuto negli anni ’90 e durato un anno di lavori effettivi. Gli artefici del “prodigio” sono stati gli artigiani della ditta Il Restauro srl, di Villa Sesso di Reggio Emilia, che ne hanno anche fornito la documentazione fotografica.
Il lavoro si è svolto così: scena numero uno, l’ispezione. Un vasto spazio si presenta in tutto il suo decadimento.

Coro Chiesa di San Nicolò di Carpi prima del restauro - Foto Il Restauro srl - (R.E.)

Coro Chiesa di San Nicolò di Carpi prima del restauro – Foto Il Restauro srl – (R.E.)

Seguendo il copione del professionista, però, cominciano a prendere forma le successive  fasi di lavoro.

Si comincia con foto e rilievi cartografici. Si smontano i pezzi e si numerano per tenere traccia del loro assemblaggio.

Abside prima della nuova pavimentazione - Foto Il Restauro srl - Villa Sesso (R.E)

Abside prima della nuova pavimentazione – Foto Il Restauro srl – Villa Sesso (R.E)

Un lavoro lungo e di fatica che prosegue con le prove di pulitura per la verifica delle condizioni cromatiche originarie.

I pezzi smonati vengono trasferiti nel laboratorio.

Pulitura e disinfestazione dei pezzi continuano l’intervento. 04 Coro S Nicolò Carpi037Quindi si integrano le parti mancanti e gli intarsi .

Lavori di recupero intarsi - Foto Il Restauro srl

Lavori di recupero intarsi – Foto Il Restauro srl

Immagine1Dopodichè il manufatto viene completamente rimontato nel laboratorio.

Nel frattempo,  nella chiesa, si risanano le strutture murarie dell’abside e si procede con il rifacimento della pavimentazione.

Dettagli condizioni dell'opera prima del restauro- foto Il Restauro srl

Dettagli condizioni dell’opera prima del restauro- foto Il Restauro srl

Polvere, braccia tese nei gesti di montaggio e smontaggio, pazienza immobile davanti a pezzi di legno da risistemare centimetro per centimetro. C’è di che avvilirsi ! Lo stato di in cui certi pezzi erano ridotti lo conferma!

Alla fine il coro restaurato viene montato e patinato.

Coro dopo i restauri - Foto Il Restauro Srl - Villa Sesso (R.E.)

Coro dopo i restauri – Foto Il Restauro Srl – Villa Sesso (R.E.)

Coro S Nicolò Carpi014Chi pensa al restauro come ad una faticosa ma semplice attività di pulitura e poi patinatura di un mobile del solaio, può rendersi conto invece di cosa realmente fanno i restauratori non improvvisati. Fanno sì un lavoro di grande fatica, ma soprattutto un intervento competente, con profonda conoscenza sia della materia prima – il legno – che della tecnica utilizzata dall’artista produttore del manufatto originario.

Servono esperienza, sensibilità e capacità di comprensione delle tecniche e del materiale, della storia e della sostanza viva che la rappresenta. Quello competente, è un mestiere di scuola, e realizza interventi che si prendono cura di un patrimonio “multiproprietario”: la nostra storia, le radici della nostra terra e la gente che l’ha abitata.

Che piaccia o no, che interessi o meno, le opere dei secoli scorsi, raccontano anche del lavoro delle persone, dei loro prodotti per la vita quotidiana e non solo. E oggi, il  saper fare dei maestri artigiani esprime un’arte, quella delle mani.

Ma ci sono sempre meno soldi per recuperare il nostro patrimonio. Si può provare a rivalutare il lavoro dei maestri artigiani d’arte, delle botteghe artigiane sperando di far recuperare nuova forza a questi mestieri e di trovare così  nuovi sponsor.

Il talento e le sue regole.

Scuola mosaicisti del Friuli - Foto Laila Pozzo

Scuola mosaicisti del Friuli – Foto Laila Pozzo

Arrivi, ti siedi e ascolti mentre non perdi di vista quello che succede intorno.
La signora sui 70, ordinata, bon ton, che parla a bassa voce, pacata, dice: “ mi dispiace che ci sia questa situazione. Mi dispiace per i nostri figli che devono pagare le rette dell’asilo, le bollette. Mi dispiace per i giovani che non hanno lavoro ma anche per quelli più vecchi che non l’hanno più, nè riusciranno più a ritrovarne uno.”

Nel frattempo si avvicinano alle prime file i giornalisti del posto riservato. Una di queste, mentre si dirige verso la sedia, dice alla tipa al suo fianco “io devo sentirmi amata per stare con un uomo”, mentre si mostra nel suo trucco impeccabile, senza un millimetro di nuda pelle esposta. In dieci minuti due mondi si scontrano tra loro e se avessero fatto rumore, non si sarebbero potuti umanamente sopportare.
Eppure qui, alla Fondazione Corriere delle Sera, venerdì 14 marzo si parlava –  per presentare l’omonimo volume edito da Marsilio Editore – delle Regole del Talento, quelle che presiedono i mestieri d’arte.

La regola del talento- Foto Laila Pozzo

La regola del talento- Foto Laila Pozzo

Ci sono anche belle anziane signore, ben imbellettate, come si conviene a chi si propone secondo le regole del buon gusto, della sobrietà e del costosamente low profile. Adoro il melting pot fin dove non raggiunge i limiti di un circolo chiuso un po’ snob.
E’ comunque molto emozionante sentir parlare delle 17 migliori scuole italiane dove si insegnano i mestieri, quelli d’arte.

Continuo a chiedermi – ed a sperare – se promuovere questi argomenti resti una scelta relegata alla seppur utile e generosa filantropia o se si riesca effettivamente a facilitare quei giovani – ed anche i non più tali – che per passione si dedicano ad apprendere un lavoro fatto con le mani. Una scuola intesa come la necessaria anticamera per poter lavorare ed occupare un ruolo sociale di “persona che produce” e non solo una scuola che prepari su argomenti vintage, riservata a studenti sponsorizzati che poi finiranno per non fare dopo più nulla, o faranno solo sporadicamente quello per cui sono stati preparati.
All’incontro viene detto che da queste scuole escono ragazzi che avranno in mano il “futuro del Made in Italy“.

Lavori presso la Scuola dell'Arte della Medaglia - Foto Laila Pozzo

Lavori presso la Scuola dell’Arte della Medaglia – Foto Laila Pozzo

Ma cos’è il Made in Italy? Le parole che sempre si utilizzano per identificarlo sono ‘creatività’, ‘competenza’ ed ‘impegno’: le regole basilari che reggono qualsiasi talento. Ma in realtà il ‘Made in Italy’ sembra sempre più un mito congelato in tre attributi retaggio del passato. Ci sono ancora lavori disponibili per chi entra in queste scuole con l’intenzione di fare quello  per cui viene preparato?
Nessuno all’incontro lo chiede. Nessun giornalista pone la domanda cruciale.
Antichi mestieri di nuovo al centro delle nuove magre politiche economico-sociali.
Il dr Giovanni Puglisi, rettore dello IULM e Presidente della Commissione Italiana per l’ UNESCO, richiama l’attenzione al concetto di “bellezza“, cioè all’attrattività che sta dietro ai manufatti realizzati con minuzia e perizia dalle mani dell’artigiano. Per rendere fruibile questo patrimonio, va educata non solo la manodopera che lo realizza ma anche il pubblico che ne fruisce. Va cioè posta maggiore attenzione al patrimonio di risorse invisibili di cui disponiamo e di cui la museificazione rappresenta la fine che nessuno si  auspica. Questa bellezza deve essere resa attrattiva economicamente. Ma come?

Il direttore della Fondazione Cologni, dr Alberto Cavalli, chiude con parole da incidere quando dice che “nelle 17 scuole, selezionate per il volume ‘La regola del talento’, la voce dell’oracolo si vena di sfumature contingenti. Se conosci la tua storia, il tuo territorio, le sue tradizioni e la sua identità, conoscerai anche meglio te stesso e le tue potenzialità e potrai portarle così a compimento. Si può dire, parafrasando liberamente la voce dell’oracolo di Delfi, che se ‘conosci te stesso, conoscerai l’universo e gli dei’ “.

Quindi l’impegno non può essere solo quello di chi ha curato questo splendido volume (la Fondazione Cologni con il suo magnifico Presidente Franco Cologni e la Fondazion Deutsche Bank) o solo di chi si occupa dell’insegnamento e dell’apprendimento in queste scuole. Direi che si può cominciare partendo da noi. Dalla cura e dall’ interesse di ciascuno per quanto ci sta intorno e per la sua ricchezza.

L’impegno a volte premia. E se non lo fa, ci può regalare impreviste scoperte.